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1) Dizion. 5° Ed. .
LATTIFICIO e LATTIFICCIO
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Dizion. 5 ° Ed.
LATTIFICIO e LATTIFICCIO.
Definiz: Sost. masc. Quell'umore viscoso e bianco come latte, che per rottura o per incisione esce dalle diverse parti del fico quando è in succhio, dai granelli del frumento ancor teneri, e da altre piante, come lattuga, titimali, e simili. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 460: Rappiglieremo il cacio di puro latte con presame dell'agnello e del capretto di latte, con la pellicina che suole essere accostata loro a' lor ventricini, o co' fiori del cardo salvatico, o col lattificcio del fico.
Esempio: Benciv. Aldobr. R.: E tutte queste cose sieno peste, e informate con lattificcio.
Esempio: Frescobald. Viagg. 62: Il quale (il balsamo) si coglie in questo modo, che levano di quelle foglie che sono intorno al gambo come di basilico, e di quindi esce certe gocciuole bianche a modo di lattificio di fico, ec.
Esempio: Cennin. Tratt. Pitt. 61: Ancora è miglior tempera tutto l'uovo sbattuto con lattificio del fico in una scodella.
Esempio: Montig. Dioscor. volg. 63: Il lattificcio del fico salvatico e del domestico, rappigliano il latte de gli animali come fa il gaglio.
Esempio: Soder. Cult. Ort. 149: La lattuga, dalla copia del lattificcio di che ella abbonda, genera molto latte alle balie.
Esempio: E Soder. Cult. Ort. 205: Ha (la periploca) grandissima copia di lattificcio sotto la sua corteccia, sgorgandolo fuori da ogni taglio per piccolo ch'egli si sia.
Esempio: Dav. Tac. 1, 149: Errore di molti savj che, per non aspettare il dolce fico con la gocciola, lo schiantano col lattificcio.
Esempio: Targ. Rag. Agric. 167: Tal sorta di cacio fatto col lattificcio, i Greci lo chiamavano Opia.