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1) Dizion. 5° Ed. .
OVVERO, che anche si scrive disgiuntamente O VERO.
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Dizion. 4 ° Ed.
OVVERO, che anche si scrive disgiuntamente O VERO.
Definiz: Particella che ha valore disgiuntivo; ed equivale ad O, di cui è un rafforzamento, e ad Oppure. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. 45: Or dunque che mistieri t'è nave, che mistieri cavallo ovvero carri?... Simigliantemente perchè fai tu i palagi? Perocchè temi de' nemici, ovvero della piova, ovvero del sole; ovvero fai palagio per riporreci tesoro ec.
Esempio: Fr. Bart. Sallust. 207: Egli se ne andò ne' più ricchi luoghi di Numidia, guastò campi e ville, e molte castella e città non bene guarnite ovvero senza aiuto prese e incese.
Esempio: Lipp. Malm. 5, 36: Io non entro, signore, in questi meriti; Non ho parlato mai nè che tu sia Tardo o spedito, ovver che tu ti periti.
Esempio: De Luc. Dott. volg. 9, 1, 108: Che la robba della quale a loro favore si sia disposto resti a beneficio di un altro testamentario, ovvero di un altro intestato respettivamente.
Esempio: De Luc. Dott. volg. 9, 1, 161: Beva una buona giara ovvero due di acqua pura, o di acqua di orzo, o di acqua di viole ec.
Esempio: E De Luc. Dott. volg. 9, 2, 48: Io le loderei il bere mattina e sera in fine del desinare e della cena una giara di acqua cedrata, ovvero di altra acqua acconcia ec.
Esempio: Leopard. Pros. 2, 47: La via più spedita e la più sicura è di trovare un poeta ovvero un filosofo che persuada alla terra di muoversi.
Definiz: § I. E con valore dichiarativo, equivale pure ad O; Ossia, Cioè. –
Esempio: S. Ag. C. D. 7, 208: Induttori di lettere, ovvero introduttori, perciò che essi le inducono, cioè introducono, quasi nelli cuori delli apparanti, ovvero li apparanti inducono in esse lettere.
Esempio: Machiav. Disc. 202: La intenzione di chi fa guerra per elezione ovvero per ambizione, è acquistare e mantenere lo acquistato e ec.
Esempio: Riccat. I. Op. 3, 327: Che sieno uguali i due prodotti delle masse, ovvero dei pesi moltiplicati nei quadrati delle respettive celerità.
Definiz: § II. Ovvero, usato in locuzioni alternative e preposto a ciascuno di due o più termini l'uno in opposizione o correlazione dell'altro, con interposizione anche della cong. Che, equivale pure ad O; ma sempre con maggiore efficacia. –
Esempio: Scal. Claustr. 452: L'acquistamento della contemplazione sanza l'orazione, ovvero ch'ella si fa radamente, ovvero che ella è miracolosa.
Esempio: S. Ag. C. D. 1, 153: Ora a cui più degnamente dovrebbe la città fare onori divini, ovvero a Platone che vieta queste brutture e disonestadi, ovvero alli iddii che si dilettano ec.?
Esempio: S. Bern. Cosc. 80: Essendo ripreso delle mie negligenze, o io mi ribellai, ovvero che io mormorai.
Esempio: Fr. Guid. Fior. Ital. 259: Allora uno nostro troiano ch'avea nome Timete, ovvero ad inganno ovvero che così li fati volesseno, disse ec.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 210: Bisogno è che io lasci ovvero la misericordia, la quale è uno de' grandi comandamenti, ovvero che io rompa lo mio proponimento e la mia osservanzia di non uscire.
Definiz: § III. Ovvero sia, che anche si scrive congiuntamente Ovverosia, vale lo stesso che Ossia.