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1) Dizion. 5° Ed. .
OSTESSA.
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OSTESSA.
Definiz: Sost. femm. Colei che tiene un'osteria; Albergatrice: ed altresì Moglie dell'oste. –
Esempio: Pulc. L. Morg. 20, 62: E torna coll'ostessa a ragionarsi, Però ch'ell'era bella, e fassi amare.
Esempio: Med. L. Canz. ball. 30 t.: O che buon brodo fan le fave lesse, Che nel pignatto condiscon l'ostesse.
Esempio: Firenz. Pros. 2, 10: Me ne andai a una ostessa chiamata Megera, vecchia, ma per altro arguta e gentile.
Esempio: Grazz. Cen. 303: Vo' che domattina per tempo tu vada a Firenze, e dia questa lettera in mano alla tua ostessa.
Esempio: Dav. Scism. 354: Fu eretico.... e sì libidinoso, che, tornando di Germania, rubò una ostessa.
Esempio: Lipp. Malm. 2, 38: Quell'ostessa davvero avea ragione, Perch'ella è bella fuor d'ogni misura.
Esempio: Giulianell. Lett. 116: La voce zonab presso gli Ebrei significa promiscuamente meretrice ed ostessa.
Esempio: Bott. Stor. Ital. cont. 10, 156: L'ostessa rimase, come trovavasi, seduta, e dalla paura in fuori non ebbe male alcuno.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 29: Giunge l'ostessa, e in tavola vien posto Un gran cappone a lesso ec.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 293: Chiamò l'ostessa, alla quale disse che lasciasse i figliuoli in guardia a una loro servetta e scendesse in cucina, a far le sue veci.
Esempio: Card. Poes. 1002: La giovine ostessa a la soglia Ride, saluta, ec.
Definiz: § E per Luogo dove sta l'ostessa, Albergo od Osteria. –
Esempio: Lipp. Malm. 2, 33: Era già scavalcato ad una ostessa, Per far, siccom'ei fece, un conticino.