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1) Dizion. 5° Ed. .
MONCO
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MONCO.
Definiz: Add. Privo d'una mano, o Che ha una mano storpiata; e altresì Privo delle mani, o anche Che ha ambedue le mani storpiate: aggiunto sia di persona, sia de'suoi bracci; e dicesi anche della mano o delle mani stesse storpiate, pure in costrutto con un compimento retto dalla prep. Di.
Dal lat. mancus. –
Esempio: Bocc. Decam. 7, 84: Ed oltre a tutto questo era sciancata ed un poco monca dal lato destro.
Esempio: Cell. G. Maestruzz. volg. 1, 48: Che sarà quando due preti, l'uno è monco, e l'altro muto, l'uno batezza, e l'altro dice le parole? B. Non sarà battezzato.
Esempio: Sacch. Op. div. 7: Chi ha una figliuola attratta o monca, la dà a Dio; chi ha il figliuolo buono, se 'l vorrebbe per sè.
Esempio: But. Comm. Dant. 2, 444: Era monca; cioè contratta ed inoperabile le mani.
Esempio: Varch. Ercol. 182: Gli accidenti inseparabili sono, come verbigrazia l'essere camuso, cioè avere il naso piatto, e schiacciato, essere monco o menno, essere cieco da natività, ec.
Esempio: Corsin. B. Torracch. 12, 63: Nel taglio del suo duro ronco, Con la man destra il Sassi avendo urtato, Da sè ferissi, e ne rimase monco.
Esempio: Segner. Incred. 97: Figuratevi un poco che sia di un uomo che nasce monco, o che monco in breve diviene?
Esempio: Magal. Lett. 105: Oh se io fossi monco, tanto vorrei studiarmi a tener la penna con le dita de' piedi, che vorrei trovar la via di scrivere in ogni modo.
Definiz: § I. Dicesi pure di mano, o braccio, storpiati; anche in costrutto con un compimento retto dalla prep. Di. –
Esempio: Dant. Purg. 19: Mi venne in sogno una femmina balba, Con gli occhi guerci, e sovra i piè distorta, Con le man monche, e di colore scialba.
Esempio: Ar. Orl. fur. 18, 20: Tutto di sangue il fier Pagano asperso, Lasciando capi fessi e bracci monchi,... al fin si parte.
Esempio: Fag. Rim. 6, 186: Gobbe le spalle ed incavato il petto, Monche le braccia, ed i piè torti affatto.
Definiz: § II. E detto di busto, per Mutilato. –
Esempio: Tass. Gerus. S. 8, 56: E con più chiari segni il monco busto Conoscer vuole, e l'omicida ingiusto.
Definiz: § III. In locuz. figur., e figuratam. –
Esempio: Cas. Pros. 2, 12: Ha egli (l'imperatore) dipoi la Chiesa di Dio lasciata quasi debole e monca in guerra e in discordia.
Esempio: Car. Trad. gr. 12: Se tutti fuggissero questo, non so se me lo debba chiamar ministerio o principato, sarebbe come monco della principal sua parte, e non durerebbe nella sua bontà il buono e compito stato della Chiesa.
Esempio: Segner. Incred. 366: Tanto sarebbe il voler levare alla chiesa veruno di tali doni, quanto il voler lasciare la chiesa monca.
Esempio: Capp. Longob. 112: Per tutti i secoli propriamente barbari.... il nome di legge suonò qualcosa d'instabile, d'indefinito, di monco.
Definiz: § IV. Figuratam. e poeticam. per Manco, Manchevole; Che vien meno, o anche Che è insufficiente, al bisogno, all'opportunità, e simili. –
Esempio: Dant. Inf. 13: Se tu tronchi Qualche fraschetta d'una d'este piante, Li pensier ch'hai si faran tutti monchi.
Esempio: But. Comm. Dant. 1, 353: Li pensier ch'ài si faran tutti monchi; cioè si scemeranno, perchè sarai certificato; ma non dice che si tolgano al tutto.
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 4, 9: Ma, lei non bene esperta In saperle a sè trar, le sdegnatrici Volubil Grazie, volto altrove il passo, Le si tolgon davanti. E l'Occasïon monca resta in asso.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 458: E l'Occasïon monca resta in asso. Monca, cioè manca, mancante.
Definiz: § V. Pur figuratam., detto d'idea, di notizia, di cognizione, e simili, vale Incompiuto, Manchevole. –
Esempio: Lambr. Dial. Istr. 25: Ingombri (i giovani) nell'intelletto di cognizioni mal digeste, o sviati da cognizioni monche e non contemperate insieme.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 469: Tese a tutta forza l'arco dell'intelletto, cercò, frugò, senti di dentro un cozzo d'idee monche e di mezze parole.
Definiz: § VI. Detto di scrittura, passo, e simili, vale Mutilo. –
Esempio: Salv. Avvert. 1, 13: Avendo questo luogo fier monco, come nel vero egli appare, in questa guisa lo corresse.
Definiz: § VII. Poeticam. per Potato. –
Esempio: Poliz. Rim. C. 48: Quella ancor monca (la vite) piange a capo chino, Spargendo or acqua, per versar poi vino.
Definiz: § VIII. In forza di Sost., Colui che è monco. –
Esempio: S. Gir. Grad.: Cercai per le piazze e per le vie, per gli ciechi e per gli zoppi, per gli assiderati e pe' monchi.
Esempio: Leggend. SS. Cosm. e Dam. 11: Sanza alcuno dubbio restituivano a' ciechi il lume, a' zoppi l'andare, a' sordi l'udire, a quelli ch'erano in tempesta di mare il porto della salute, a' monchi ed attratti e di maravigliosi corpi la rettitudine delle membra.
Esempio: Pulc. L. Morg. 22, 211: Ma te gastigherò, monco ribaldo.
Esempio: Varch. Sen. Benef. 194: Non sarebbe egli come se tu volessi che io mandassi la palla a un monco?
Esempio: Bart. D. Op. mor. 27, 2, 89: Ciechi, lebbrosi, artetici, monchi, scosciati, e in cento altre guise storpj, guasti, malconci.
Esempio: Not. Malm. 2, 593: Monco vuol dire uno che ha manco una o tutte due le mani.
Definiz: § IX. Pure in forza di Sost., vale Moncherino, ossia Braccio staccato dal busto. –
Esempio: Bern. Orl. 63, 20: Può far.... il cielo e tutto il mondo, Ch'egli abbia pesco i monchi insin al fondo?
Definiz: § X. Cavare di mano a un monco le bastonate, le busse, o Levare, di mano a un monco le bastonate, le busse, e simili; o anche Levarle, e simili, di mano a un monco; è maniera proverbiale, che si usa familiarmente, e solo al modo condizionale, per denotare l'impertinenza o l'improntitudine d'una persona. –
Esempio: Fag. Comm. 3, 299: Gli averebbe (gli sgrugnoni) cavati di mano a un monco: e io, per dirtela, gli ho dato un po' d'animo a darglieli.
Esempio: E Fag. Comm. 5, 20: Bastonò a questi giorni un contadino...: questo briccone mi aveva perso il rispetto in modo, che l'avrebbe cavate di mano a un monco.
Definiz: § XI. Essere una data quantità di danaro pagata alla banca dei monchi, dicesi familiarm. e in scherzo, per significare che detta somma non sarà mai pagata.
Definiz: § XII. Fare a pagare coi monchi, è maniera proverbiale che significa: Essere alcuno molto restio od avaro nel pagare chi deve avere. –
Esempio: Not. Malm. 1, 148: Quando diciamo: Il tale ha il granchio alla scarsella, intendiamo, Non può adoperare le mani intorno alla borsa, che vuol dire: È pigro a cavar denari della borsa, cioè a dire: È tenace o avaro.... E noi pure diciamo di questi tali Averla gotta alle mani, Avere i pedignoni alle mani, Aver le mani aggranchiate, Farebbe a pagare co' monchi.