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CRAZIA.
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CRAZIA.
Definiz: Sost. femm. Nome che si dette a una Moneta toscana, di argento misto a rame, del valore di cinque quattrini, corrispondente a sette centesimi.
Dal tedesco creuzer, Soldo, alla quale origine è più affine la forma antiquata Craizia, rimasta oggi in qualche vernacolo. –
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 3, 335: Ho dato all'apportatore sei ducati di oro e sedici crazie.
Esempio: Varch. Stor. 2, 82: Quattro crazie e un quattrin nero fanno un grosso, il quale si chiama ancora grossone.
Esempio: Cellin. Vit. 462: Se sua Eccellenzia illustrissima mi dessi solo una crazia, che vale cinque quattrini, delle mie fatiche, io mi chiamerei contento.
Esempio: Ricett. fior. M. 198: Il coperchio abbia di sopra uno spiraglio grande quanto una crazia.
Esempio: Mellin. Ricord. 65: Una borsa di velluto.... piena di giulj, grossi e crazie.
Esempio: Not. Malm. 2, 630: Crazia è moneta che vale cinque quattrini.
Definiz: § I. E figuratam. per Qualsivoglia moneta di piccolissimo valore; e in proposizione negativa, vale Denaro in generale. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 265: Mi volea far credere D'aver contanti in sul banco de' Magnoli Diecimila ducati d'oro; cercane, Non v'ha una crazia.
Esempio: Allor. A. Cap. 1: A far gran cose, e diventar dassai, Che tutto lo darei per una crazia.
Esempio: Vai Rim. 13: Oimè! dimmi di grazia, Forse la Mea di Nanni Ha più di me una crazia?
Esempio: Lipp. Malm. 8, 8: Quando quell'insolente del padrone Ti picchia a casa, e con sì poca grazia Chiede il semestre, ch'e' non v'è una crazia.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 24: Non levo al conto poi neanco una crazia.
Definiz: § II. Da tre alla crazia, Da quattro alla crazia, Da dodici o quindici alla crazia, usasi familiarmente come aggiunto di cosa o di persona, e significa Che è di poco o niun valore. –
Esempio: Lam. Dial. 28: O che capi da dodici alla crazia a censurare notizie sì belle, sì vantaggiose!
Esempio: Panant. Epigr. 106: Un poeta da quindici alla crazia Fatte avea delle oscene poesie.