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Dizion. 3° Ed. .
FARE
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Verbo sincopato dal Primitivo FACERE, che così intero fu in uso anticamente, ed
ancora con molte delle sue voci supplisce all'altro, formandosi di tutti e due un sol verbo. In alcune terminazioni si
adopera pure doppiamente, colle voci derivanti da ciascuno di detti infiniti; dicendosi ugualmente: io faccio, io fo, e
simili. Come deriva interamente dal verbo Lat. facere, così ne conserva l'intera
natura; che se lasciò scritto Papiniano Verbum facere omnem omnino
faciendi caussam complectitur. Lib. XXXVII Quaest. Leg. 218. Dig. De verb. signif. anche pure nella
lingua nostra il verbo FARE, ha in se tal generalità di significanza. Ne esprime perciò generalmente l'azione, che poi
particolarmente si spiega con altri verbi; onde dinotando gli avverbi, quasi addiettivi de' verbi, e circostanze
dell'azioni: e co' nomi divisandosi le cose, così le agenti, come le pazienti, e spiegandosene le lor qualità, ne
segue, che accoppiato il verbo Fare, con verbi, nomi, od avverbi, ne significhi, mercè di tal compgnia, distintamente
le spezie precise, e le forme individuali, dell'azioni particolari: come da se unitamente ne comprende l'azione in
generale. Noi imperciò a migliore spiegamento della materia, ed a maggior comodità del Lettore, accenneremo
primieramente alcuni sentimenti più comunali, e precisi, del verbo stesso, posto assolutamente di per se; soggiugneremo
appresso, certe espressioni, formate da alcune sue particolari voci, e maniere; esporremo dipoi alcune regole generali
intorno a' significati del medesimo, giunto ad altri vocaboli; trarrem fuori finalmente per alfabeto, moltissime frasi
particolari, e locuzioni proprie, o più espressive nel significato, o più frequenti nell'uso, trascelte tra le
innumerabili, che da' suoi varj accoppiamenti, e diverse costruzioni si formano. |
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