Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
O,
Apri Voce completa

pag.323


Vedi le altre Edizioni del Vocabolario
Dizion. 3 ° Ed.
Dizion. 1 ° Ed.
Dizion. 2 ° Ed.
Dizion. 1 ° Ed.
Dizion. 4 ° Ed.
Dizion. 1 ° Ed.
Dizion. 1 ° Ed.
Dizion. 2 ° Ed.
O,
Definiz: lettera, la quattordicesima dell'alfabeto, e la quarta delle vocali, ed è più comunemente di gen. masc. ‒
Esempio: Bemb. Pros. 66: Buono.... è il suono della O, allo spirito della quale mandar fuori le labbra alquanto in fuori si sporgono.
Esempio: Buomm. Ling. tosc. 26: Tra l'I e l'U ugualmente distanti abbiamo un'apertura di bocca che si segna con uno 'ntero circolo O, come proprio fanno le labbra nel profferirlo.
Definiz: Ha doppio suono, pronunziandosi ora aperto, come in Mole, Poi, Cuore, So, Cosa, Parola, e in tante altre voci; ora chiuso, come in Corsa, Orsa, Posto, Rotta, Fiore, Voto, Valore; e va' discorrendo. Molte volte il diverso suono dell'O basta a distinguere il significato diverso di due parole omonime, come in Corso, con l'o chiuso, quando viene da Correre, e Corso, con l'o aperto, per Uomo nato in Corsica; e così Imposta, con l'o chiuso, quando vale Gravezza pubblica, e Imposta, con l'o aperto, Opera di legname. ‒
Esempio: Salv. Avvert. 1, 173: L'o largo si sente in rocca, che significa la latina arcem..., l'o stretto in rocca, strumento da filare.... I quali due suoni distinguevano i Greci con queste due figure ω, ο, e o grande e o picciolo furono i nomi loro.
Esempio: Buomm. Ling. tosc. 28: Se.... andremo stringendo.... l'uscita alla voce, con ritirar la lingua verso il palato e metter le labbra in circolo, o largo sarà sentito. E se le labbra lasceranno la forma del circolo, allargandosi alquanto il fiato, uscirà più tardo e suonerà o stretto.
Definiz: Tale diversità di suono non impedisce appresso i poeti la rima. ‒
Esempio: Dant. Inf. 1: Molti son gli animali a cui s'ammoglia, E più saranno ancora, infin che il veltro Verrà, che la farà morir di doglia.
Esempio: E Dant. Inf. 31: E il duca mio vèr lui: Anima sciocca, Tienti col corno e con quel ti disfoga, Quand'ira o altra passïon ti tocca.
Esempio: Petr. Rim. F. 135: Parmel veder, quando si volge altrove, Lassando tenebroso, onde si move.
Esempio: Med. L. Op. 1, 138: Lasso a me, quando io son là dove sia Quell'angelico, altero, e dolce volto, Il freddo sangue intorno al core accolto Lascia senza color la faccia mia.
Esempio: Ar. Orl. fur. 1, 13: La donna il palafreno a dietro volta.... Nè per la rara più che per la folta La più sicura e miglior via procaccia: Ma pallida, tremando, e di sè tolta, Lascia cura al destrier che la via faccia.
Esempio: Tass. Gerus. S. 1, 2: O Musa, tu che di caduchi allori Non circondi la fronte in Elicona.... Tu spira al petto mio celesti ardori ec.
Esempio: Leopard. Poes. 39: Quali a voi note invio, sì che nel core.... Nova favilla indurre abbian valore?
Esempio: Card. Poes. 540: Come lieta risonasti (o rima).... Quando il piè de' mietitori In tre cori Con tre note urtò il terreno!
Definiz: § I. O, cambiasi in u, come in nui e vui, per noi e voi, forme rimaste oggi talvolta alla poesia in servigio della rima. ‒
Esempio: Dant. Inf. 5: Noi udiremo, e parleremo a vui.
Esempio: E Dant. Inf. 9: Di rado Incontra, mi rispose, che di nui Faccia il cammino alcun per quale io vado.
Esempio: Ar. Orl. fur. 5, 45: Se mi senti chiamar, vien (disse) a nui; Ma ec.
Esempio: Mont. Poes. 2, 89: I sui Tabernacoli d'oro apriagli il sole; E vieni, ei pur dicea, resta con nui.
Esempio: Manz. Poes. 857: Fu vera gloria? Ai posteri L'ardua sentenza: nui Chiniam la fronte al massimo Fattor, che volle in lui ec.
Definiz: § II. In forza di Sost. denota la figura rotonda, che serve a segnare questa lettera, od anche l'atteggiamento della bocca di chi la pronunzia. ‒
Esempio: Dant. Inf. 24: Nè O sì tosto mai, nè I si scrisse Com'ei s'accese e arse, e cener tutto Convenne che cascando divenisse.
Esempio: Cellin. Vit. 396: A queste parole il duca levò un romore, faccendo uno O più grande che una bocca di pozzo, e disse: Or cred'io che tu non te ne intendi.
Esempio: Speron. Op. 3, 365: Avviene che in tal carta lo scrittore fa uno I, che diventa O, ed un P diventa D, e talora non ritien forma di lettera.
Definiz: § III. Più tondo dell'O di Giotto, o Tondo come l'O di Giotto, sono maniere proverbiali denotanti tardità e grossezza d'ingegno. ‒
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 1, 321: Non è maraviglia se quell'opera gli acquistò (a Giotto) in quella città e fuori tanta fama, che papa Benedetto IX da Trevisi mandasse in Toscana un suo cortigiano a vedere che uomo fusse Giotto e quali fussero l'opere sue, avendo disegnato far in San Piero alcune pitture. Il quale cortigiano.... venne a Firenze, e andato una mattina in bottega di Giotto che lavorava, gli espose la mente del papa, e in che modo si voleva valere dell'opera sua; ed in ultimo, gli chiese un poco di disegno per mandarlo a Sua Santità. Giotto, che garbatissimo era, prese un foglio, ed in quello, con un pennello tinto di rosso, fermato il braccio al fianco per farne compasso, e girato la mano, fece un tondo sì pari di sesto e di profilo che fu a vederlo una maraviglia. Ciò fatto, ghignando disse al cortigiano: Eccovi il disegno. Colui, come beffato, disse: Ho io avere altro disegno che questo? Assai e pur troppo è questo, rispose Giotto: mandatelo insieme con gli altri, e vedrete se sarà conosciuto.... Onde il papa e molti cortigiani intendenti conobbero per ciò quanto Giotto avanzasse d'eccellenza tutti gli altri pittori del suo tempo. Divolgatasi poi questa cosa, ne nacque il proverbio che ancora è in uso dirsi agli uomini di grossa pasta: Tu se' più tondo che l'O di Giotto. Il qual proverbio non solo per lo caso donde nacque si può dir bello, ma molto più per lo suo significato, che consiste nell'ambiguo, pigliandosi tondo in Toscana, oltre alla figura circolare perfetta, per tardità e grossezza d'ingegno.
Esempio: Lipp. Malm. 6, 80: Foste una man di babbuassi, Minchioni e tondi più che l'O di Giotto.
Esempio: Dat. Lez. II, 5, 305: In quei lunghi trattati della simiglianza del microcosmo col macrocosmo fatti da' medici e da' filosofi, quando s'arriva alla figura, io non so che ripiego le possan dare; e se c'è chi ardisca dire che anche in queste ci sia simiglianza, io l'ho per tondo più che l'O di Giotto non era.
Esempio: Bertin. A. F. Fals. scop. 18: Con questo parlare, Voi.... venite qui a mostrarvi o più tondo dell'O di Giotto, o più ec.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 91: Vuoi tu nel mondo far buona figura, Benchè sii tondo più dell'O di Giotto?