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1) Dizion. 5° Ed. .
NAUSARE.
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Dizion. 5 ° Ed.
NAUSARE.
Definiz: Att. Recare nausea. Disgustare; detto di cibi.
Dal lat. nauseare.
Definiz: § I. In locuz. figur., e figuratam. –
Esempio: Rucell. Or. Dial. R. 31: Onde poi l'aborrimento de' vizj, i quali stomacano e nauseano chiunque s'avvezza a quel sapore suavissimo, ec.
Esempio: Segner. Sentim. Oraz. 54: Così è dell'orazione, perchè la sperienza mi ha dato a scorgere, che o sommamente diletta, o sommamente nausea.
Definiz: § II. Vale anche Avere a nausea, a schifo, Aborrire; riferito a cibi. –
Esempio: Mann. Lez. Ling. tosc. 3: In quel modo, che degli stomachi infermi avviene, che le buone delicate vivande nauseando, cibi insulsi, e spiacevoli ad appetire son forzati; così ec.
Esempio: Pindem. Poes. 326: Nausea i nostri frutti, Torce il grifo su i vini, e non v'ha salsa Che il palato gli appaghi.
Definiz: § III. E figuratam. –
Esempio: Adim. L. Pros. sacr. 103: Nell'estrema fanciullezza, nauseando le delizie della terra, ec.
Esempio: Salvin. Annot. Murat. 2, 152: Se noi, per troppa schifiltà e soverchia delicatezza di stomaco, nauseiamo, per così dire, l'antiche voci.... male e rovina auguro io alla lingua.
Esempio: Bentiv. C. Teb. 10, 1252: Sdegna il feroce omai terrene imprese, Nausea l'immensa strage.