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1) Dizion. 5° Ed. .
DEPRECAZIONE.
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Dizion. 5 ° Ed.
DEPRECAZIONE.
Definiz: Sost. femm. Preghiera che si fa per rimuovere o far cessare qualche pericolo o danno: ma si usò anche semplicemente per Preghiera.
Dal lat. deprecatio. –
Esempio: Rinaldesch. Espos. Salm. 86: Diventino gli orecchi tuoi attenti alla voce della mia deprecazione, ovvero del mio pregare.
Esempio: Gell. Porz. Mod. Or. volg. 18: Quella che i nostri teologi chiamano orazione vocale, pare che sia da chiamar più tosto deprecazione.
Esempio: Segner. Mann. ott. 16, 2: Due cose son quelle che a Dio si possono chiedere rettamente. L'una è, che ci dia quello ch'è vero bene; ch'è ciò che chiamasi propriamente orazione. L'altra, che ci salvi da quello ch'è vero male; ch'è ciò che più propiamente si chiama deprecazione.
Esempio: E Segner. Mann. ott. 27, 1: Nelle due ultime petizioni precorse a questa, non abbiamo altro fatto che supplicare il nostro Padre celeste a liberarci dal male; che però son dagl'interpreti dette anch'esse deprecazioni, quanto sia la presente: differendo in ciò le precazioni dalle deprecazioni, che le precazioni sono ordinate al conseguimento del bene, e le deprecazioni al divertimento del male.
Definiz: § Term. de' Retori. Figura, o Parte di discorso, mediante la quale s'invoca l'altrui benevolenza, benignità, aiuto, o simili. –
Esempio: Adim. A. Pind. 66: Esordio. Contiene la deprecazione, o il voto alla Ninfa Camarina, perchè ella benignamente ammetta le lodi di Psaumida. Proposizione. Psaumida si deve lodare, ec.