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1) Dizion. 5° Ed. .
LARE.
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Dizion. 5 ° Ed.
LARE.
Definiz: Sost. masc. Nome dato dai Romani a Ciascuno degli Dei, o Genj adorati come Dei, che, secondo le credenze pagane, avevano in custodia e tutela la casa, la famiglia, le vie, e anche la città o la patria, e ai quali era sacrato il focolare. Usasi più comunemente nel plur., e anche in senso figurato.
Dal lat. Lar, Laris. –
Esempio: Mellin. Descr. Entr. 116: Sopra la porta appunto era questo epitaffio in nome della sicurtà, pace e concordia, ed altri quasi Lari famigliari di questo luogo.
Esempio: Fag. Pros. 239: Non è maraviglia se anticamente da' Romani, del mese di maggio, agli dei Lari, con un asino incoronato di pani, i sacrificj facevansi.
Esempio: Parin. Poes. 40: Tale il grand'avo tuo tra 'l fumo e 'l foco Orribile di Marte furiando Gittossi, allor che i palpitanti Lari Della patria difese, e ruppe e in fuga Mise l'oste feroce.
Esempio: Alf. Sallust. 79: Non obliassero, ch'essi, contro una vile ed imbelle genìa, per la patria, pe' figli, pe' Lari, pugnavano (il lat. ha: pro aris et focis suis).
Esempio: Fosc. Poes. C. 28: Testimonianza a' fasti eran le tombe, Ed are a' figli; e uscian quindi i responsi De' domestici Lari.
Definiz: § I. E per Immagini rappresentanti i Lari. –
Esempio: Car. Lett. fam. 3, 170: Nella facciata sinistra, di verso Mercurio, nel corno verso la facciata da piè, si potriano fare i Lari dei, che sono suoi figliuoli.
Esempio: Targ. Viagg. 9, 179: Nei luoghi dove, a cagione dei bivj e trivj, era facile lo sbagliare, erano posti i Lari viali, cioè termini con figure di Mercurio compitalizio o viaco, d'Apollo, di Bacco.