Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
DIVEZZARE.
Apri Voce completa

pag.755


Vedi le altre Edizioni del Vocabolario
Dizion. 4 ° Ed.
Dizion. 2 ° Ed.
Dizion. 1 ° Ed.
Dizion. 3 ° Ed.
Dizion. 5 ° Ed.
Dizion. 5 ° Ed.
DIVEZZARE.
Definiz: Att. Fare che altri perda il vezzo o l'abito di checchessia: anche figuratam. Contrario di Avvezzare. ‒
Esempio: Barber. Regg. Donn. 381: Disse la madre per divezzalla di queste due cose: Il portare il capo coverto, ec.
Esempio: Nard. Liv. Dec. 6 t.: Giudicò ch'ei bisognassi temperare.... la fierezza di quel popolo col divezzarlo dall'armi.
Esempio: Lipp. Malm. 6, 101: Tal ch'io per me non so, nè raccapezzo Quel che tu voglia dir nel tuo capriccio: Ma non son re, s'io non te ne divezzo.
Esempio: Fosc. Poes. 85: Ogni uomo Qui si fa duce, e divezzarvi intendo.
Esempio: Giobert. Rinnov. 2, 285: Un fatto così universale non è fortuito,... e mentisce coloro che stimano lo scettro civile più acconcio a divezzare gli uomini dalla vita libera, che ad educarveli.
Definiz: § I. Particolarmente riferiscesi a bambino, e vale Fargli lasciar l'abito del poppare, Spoppare. ‒
Esempio: Salv. Granch. 1, 2: Che È egli ch'io la divezzai? mi pare Un dì.
Esempio: Segner. Crist. instr. 3, 467: Quella balia che, per divezzare il bambino, s'intride le mammelle di sughi acerbi.
Definiz: § II. Per similit., riferito a piante. ‒
Esempio: Soder. Tratt. Arb. 103: Il pesco ama l'acqua che gli scorra al piede; le corna piene d'acqua, sotterrate, mantengono la frescura il bisogno, massimamente a quelle piante che si vogliono divezzar dall'acqua, o non dargliene.
Definiz: § III. Neutr. pass. divezzarsi Perdere il vezzo o l'abito di far checchessia; Lasciar l'abitudine, l'assuefazione. ‒
Esempio: Med. L. Canz. ball. 21 t.: Se avessi mai creduto Da costui aver tal prezzo Del gran ben ch'io gli ho voluto, Mi sarei d'amar divezzo.
Esempio: Machiav. Rim. 384: Bench'io mi sia divezzo di dir male.
Esempio: Segner. Crist. instr. 1, 144: Questa è pertanto la prima regola certa per divezzarsi dalla consuetudine di giurare, concepire un vero timore de' mali sommi che portano i giuramenti.
Esempio: Menz. Sat. 2: Perch'io mi son divezzo, e non costumo D'imbalsamar furfanti.
Esempio: Fag. Rim. 3, 36: Di me a ricordarsi s'è divezzo.