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1) Dizion. 5° Ed. .
EPODO, coll'accento grave sulla seconda sillaba.
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EPODO, coll'accento grave sulla seconda sillaba.
Definiz: Sost. masc. Quella parte, ed era la terza, di una specie di odi presso i Greci, la quale dal coro cantavasi dopo l'Antistrofe, stando fermo nel mezzo.
Dal grec. ἐπῳδός. –
Esempio: Adim. A. Pind. volg. 21: Gli espositori.... dicono che mentre questi lirici componimenti si cantavano, v'era chi ballava al medesimo suono; e che la strofe si diceva, allora che i saltanti si movevano dalla destra alla sinistra; l'antistrofe, mentre dalla sinistra tornavano alla destra; e l'epòdo, quando stavano fermi, o per vaghezza del ballo, o per che ripigliassero fiato. Poteva dirsi ancora Strofe dal primo volgimento che si faceva nel principiare il canto; Antistrofe, dalla contraposizione ch'ella fa alle strofe, constando sempre del medesimo numero e qualità di versi; ed Epodo, come canto che, separato da quelle, susisteva con altra legge, poi che molte volte l'Epodo o è più breve o più lungo delle strofe.
Esempio: Salvin. Pros. tosc. 1, 219: Egli [Pindaro].... nelle sue strofe ed antistrofe, cioè volte e rivolte, puntualmente va raddoppiando, concludendo coll'epodo, cioè col sopraccanto, che dà alle strofe pomposo e nobile finimento.
Esempio: E Salvin. Opp. Annot. 415: Le strofe e l'antistrofe in Pindaro, sono termini di ballo, or dalla destra, or dalla sinistra; cioè volte e rivolte, alle quali seguiva lo epodo, cioè sopraccanzone, quando il coro ballatore si fermava in mezzo.