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1) Dizion. 5° Ed. .
MIRANDO
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Dizion. 5 ° Ed.
» MIRANDO
MIRANDO.
Definiz: Add. Degno di ammirazione, Da destar maraviglia, Da maravigliare, Ammirando; ma oggi è voce di uso poetico.
Dal lat. mirandus. –
Esempio: Rucell. G. Ap. 900: Io voglio aprirti Un magisterio nobile e mirando.
Esempio: Ar. Orl. fur. 13, 39: Il colpo orribil fu, ma non mirando, Poi che lo fece il valoroso Orlando.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 32, 52: La regina d'essa (isola), Di beltà sopra ogni beltà miranda Dal ciel non mai, se non a lei, concessa, ec.
Esempio: Vasar. Lett. M. 272: Mi fa sentore nella memoria di riguardare la divinità della vostra virtù, dove si specchia ogni persona rara, che delle cose mirande che la natura produce, fa che la vostra è più colma di maraviglia.
Esempio: Mont. Poes. 2, 214: Ma il ciel, che a più mirande e peregrine Prove il chiamava (Bonaparte), all'alto ardir le penne Precise.
Esempio: Pindem. Poes. 486: Nume, il qual di santa Scenda Vergine in sen per vie mirande, E in grembo umano umane carni vesta.
Definiz: § I. E per Miracoloso, Portentoso. –
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 1, 57: Gli spirti più sinceri e più devoti Già per tutto venian per adorarmi,... Per segni che vedean mirandi farmi.
Definiz: § II. E figuratam., per Di straordinaria, o portentosa, efficacia. –
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 25, 29: Corre alla capanna, e dal forziere, Dove serbava le virtù mirande. Di bel zaffiro trasse fuor due ghiande.