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1) Dizion. 5° Ed. .
DISDEGNARE.
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DISDEGNARE.
Definiz: Att. Avere a sdegno, a vile, Non curare, Disprezzare; riferito tanto a cosa quanto a persona: comunemente Sdegnare.
Dal lat. dedignari, mutata la particella de in dis. ‒
Esempio: Fr. Guitt. Lett. 92: Chi disdegna di piaga esser curato, odia la sua salute.
Esempio: Rim. Ant. F. Dant. Maian. 2, 452: Mercè, mia donna, non mi disdegnate.
Esempio: Poliz. Rim. C. 91: E facci umil colei ch'or mi disdegna.
Esempio: Tass. Rim. 4, 1, 50: Musa,... Se non disdegni il seggio ombroso e 'l monte, E 'l dolce mormorar del chiaro fonte, Qui siedi.
Esempio: Fiacch. Fav. 1, 93: Dicon che questa favola dipinge Nel Salterello un giovane Poeta, Che lo studio dell'arte Disdegna far su le maestre carte.
Definiz: § I. E assolutam. ‒
Esempio: Leopard. Poes. 50: Disdegnando e fremendo, immacolata Trasse la vita intera, E morte lo scampò dal veder peggio.
Definiz: § II. E nel medesimo senso, usato a modo di Neutr. pass. disdegnarsi: anche figuratam. ‒
Esempio: Giamb. Oros. 248: E questi cotali che sono campati, forse che si disdegneranno di confessare, e diranno che Annibale, avvegnachè fosse vincitore, sì ebbe allotta paura?
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 2, 158: Questo vestire era vile e vecchio, chè non si disdegnava del letto del salcio.
Esempio: Alam. L. Colt. 1, 1074: Quanti chiari, benigni, amici fiumi Correr sempre vedrà di merce colmi, Nè disdegnarse un sol d'avere incarco Ch'al suo corso contrario in dietro torni.
Definiz: § III. Per Non reputar degno di sè, Giudicare vile; detto per similit. anche di animale. ‒
Esempio: Nov. ant. B. 51: Tu se' lo più savio uomo di tutta Italia, e se' povero, e disdegni lo chiedere.
Esempio: Dant. Purg. 9: Questa (l'Aquila) fiede Pur qui per uso, e forse d'altro loco Disdegna di portarne suso in piede.
Definiz: § IV. E per Muovere a sdegno: ma è maniera di raro uso. ‒
Esempio: Barber. Docum. Am. 295: Sei tornato notaro? La penna e 'l calamaro Non ti dea disdegnare.
Esempio: Ar. Orl. fur. 43, 7: Sin qui m'ha il creder mio giovato, e giova: Che poss'io megliorar per farne prova? Potria poco giovare e nuocer molto, Chè 'l tentar qualche volta Idio disdegna.
Definiz: § V. Neutr. pass. e talora anche in forma di Neutr. Concepire sdegno, Muoversi a sdegno: comunemente Sdegnarsi. ‒
Esempio: Fr. Guitt. Lett. 50: E che fu, che superbia, disdegnar voi adesso, che voi non venni?
Esempio: Liv. Dec. 1, 89: Di questo disdegnò Tarquinio troppo più che non parve.
Esempio: E Liv. Dec. 1, 180: Quand'egli furono in cammino, fortemente si disdegnaro.
Esempio: Albertan. Tratt. volg. 35: Quegli ch'è agevole a disdegnare, sarà più inchinato a' peccati.
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 2, 32: Allora l'animo della Iddea, menata dagli stimoli del suo dolore, disdegnò.
Esempio: Petr. Rim. 1, 7: Se non che forse Apollo si disdegna.
Esempio: Machiav. Stor. 2, 11: E come a lui rimaneva il grado della liberazione, e a loro l'ingiuria della cattura e della rotta, tutti si disdegnarono contro a quello.