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1) Dizion. 5° Ed. .
ESCUSARE.
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ESCUSARE.
Definiz: Att. Lo stesso che Scusare: Scolpare, Giustificare, riferito a persona, o ad atti, qualità, e simili, di essa. È spesso contrapposto ad Accusare. Ma oggi non si adoprerebbe che in nobile scrittura.
Dal lat. excusare. ‒
Esempio: Fr. Iac. Tod. 414: Nè por mano alle menzogne Uopo fia, nè all'escusare.
Esempio: Dant. Parad. 14: Ma chi s'avvede che i vivi suggelli D'ogni bellezza più fanno più suso, E ch'io non m'era lì rivolto a quelli, Escusar puommi di quel ch'io m'accuso.
Esempio: E Dant. Conv. 222: Quando dico elle soverchian lo nostro intelletto, escuso me di ciò, che di tanta eccellenza di beltà poco pare che io tratti, sovrastando quella.
Esempio: Cavalc. Esp. Simb. 1, 37: Onde i Fedeli, perchè sono negligenti di cercar maestri, o d'investigar per sè stessi la verità.... non sono escusati, ma accusati.
Esempio: Leggend. Lazz. Mart. Madd. 120: Amandosi insieme con tutto il cuore, e sopportandosi ed escusandosi l'una l'altra, ec.
Esempio: But. Comm. Dant. 3, 429: Escusar pommi; cioè puote escusare me Dante ec.
Esempio: Domin. Tratt. Car. 18: Molti possano essere escusati delle colpe loro per ignoranza.
Esempio: Ar. Orl. fur. 9, 2: Ma l'escuso io pur troppo, e mi rallegro Nel mio difetto aver compagno tale.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 15, 104: Grifon l'escusa, se 'l fratel la danna.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 20, 121: Tu fingi non conoscer sua beltade, Per escusar la tua somma viltade.
Esempio: Bemb. Stor. 1, 308: Gli ambasciatori suoi escusassero la Repubblica di ciò che s'era da lei adoperato.
Esempio: Nard. Amic. Argom.: Eschino si danna, e Furio che peccato Avea, sè damna e i due compagni escusa.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 146: E 'l simile dite a mona Maria, con escusarci se li abbiamo mandato troppa brigata a un tratto.
Esempio: Giacomin. Esort. Vit. crist. 9: Se io erro, mi escuseranno, attribuendo ad inavertenza.
Esempio: Galil. Comm. ep. 1, 171: Oscurare le laboriose invenzioni del prossimo per escusare la propria codardia ed inettezza alle speculazioni.
Definiz: § I. E figuratam., riferito a condizione di cose, avvenimenti, e simili. ‒
Esempio: Machiav. Stor. 2, 244: Escusarono costoro le cose seguite, ora accusandone la necessità, ora la malignità d'altri.
Esempio: Guicc. Stor. 3, 152: Spedì occultissimamente Cintio suo familiare al re di Francia per escusare le cose succedute.
Esempio: Davil. Guerr. civ. 4, 262: Le quali [contribuzioni] la natura tenace del duca di Mena moltiplicava bene spesso fuori dell'onesto, senza che la dispensa escusasse poi con il suo splendore e con l'equità sua il peso delle gravezze.
Definiz: § II. Neutr. pass. escusarsi Scusarsi, Scolparsi, Giustificarsi. ‒
Esempio: Fr. Guitt. Lett. 35: Che fate, che? Chi puote escusarsi? Fugga chi può, che nulla coverta ha.
Esempio: Dant. Conv. 198: Poi quando dice: Però se le mie rime avran difetto, escusomi da mia colpa, della quale non deggio essere colpato, veggendo altri le mie parole essere minori che la dignità di questa.
Esempio: Cavalc. Esp. Simb. 1, 179: A niuno par essere avaro, ma ciascun dice ed escusasi, che per necessità vuole avere, e che molto più li è bisogno ch'egli non ha.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 278: Come lo Inquisitore il vide, disse: Fatti in cià (in qua), ad escusarti d'una inquisizione.
Esempio: Guicc. Stor. 592: Per escusarsi dal seguitare in Italia il Re,... fingeva d'essere ammalato.
Esempio: Giacomin. Esort. Vit. crist. 11: S'io vi racconto i vostri vizj, voi gli ricoprite, vi escusate, non volete persuasioni.
Esempio: Alf. Trag. 1, 6: Già non ti escusi tu: meglio è che il varco Tu schiuda intero alla tua rabbia.