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Dizion. 5° Ed. .
MERDA
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MERDA. Definiz: | Sost. femm. Escremento del cibo, sceverato per concozione e digestione, il quale si depone per l'ano; ma è voce bassa. |
Dal lat. merda. – Esempio: | Dant. Inf. 18: Vidi un col capo si di merda lordo, Che non parea s'era laico o cherco. |
Esempio: | E Dant. Inf. 28: La corata pareva, e il tristo sacco, Che merda fa di quel che si trangugia. | Esempio: | Sacch. Nov. 1, 217: Per quanto mangereste in una scodella, dove fosse stata la merda parecchi mesi? |
Definiz: | § I. Figuratam., e in modo avvilitivo, detto di Cosa di nessun conto, o di Persona di nessun valore, o che a noi rechi fastidio. – | Esempio: | Cecch. Incant. 5, 8: Questo aver dato fede a' tuoi incantesimi e tue merde, m'ha rovinato. | Esempio: | Razz. Cecc. Prol.: Fra voi donne saranno di quelle, che diranno anco: questa mona merda vuol farsi vedere in piazza. | Esempio: | Lipp. Malm. 9, 23: Ed ei che da colei punger si sente,... Perde il rispetto, e quivi si risente Con dirgli mona merda e ogni male. |
Definiz: | § II. Pure in modo dispregiativo, detto di Atto di ritrosia, Smorfia leziosa, Svenevolezza, e simili. – | Esempio: | Cellin. Vit. 163: Perchè fann'eglino tante merde di non ci voler parlare? |
Definiz: | § III. Merda secca, vale quanto Cacherello. – | Esempio: | Buonarr. M. V. Lett. Ric. 27: Ora ò avuto questa merda secca di questo fanciullo, che dice.... che non vuole perder tempo, che vuole imparare (qui detto, in modo avvilitivo, di persona). |
Definiz: | § IV. Di merda, usato a mo' di aggiunto, e con senso dispregiativo, vale Di nessun conto, Da poco. – | Esempio: | Ambr. Furt. 4, 7: Va' pur là; ti costerà questa cosa più che non val cotesta bottega, mercatantuzzo di merda. |
Definiz: | § V. Essere come la merda dell'allocco; detto di persona, vale proverbialm. Non essere, per dappocaggine, tenuto in conto alcuno. – |
Esempio: | Allegr. Rim. Lett. 214: Un buono in corte è quasi uno stivale, Come dire, è la merda dell'allocco, La qual non sa nè di ben, nè di male. |
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