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BRONCIO.
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BRONCIO.
Definiz: Sost. masc. Segno di cruccio, che si fa col volto, sporgendo e raggrinzando le labbra.
Dal lat. broncius. –
Esempio: But. Comm. Dant.: E parlava sempre quando era nel mondo con bronci e con isdegni.
Esempio: Salvin. Annot. Tanc. 553: Quel broncio, quel muso tanto lungo, lo che si fa nello sdegno e nella avversione che uno ha conceputa contra un altro, onde si dice imbronciato e imbonciato contro quello.
Definiz: § I. Fare il broncio, vale Far muso, Mostrarsi corrucciato. –
Esempio: Buonarr. Tanc. 3, 11: Non ch'altro, a veder fargli sol quel broncio, Par che tutto pe 'l dosso mi risquota.
Definiz: § II. Pigliare il broncio o Prendere il broncio, vale Irritarsi, Corrucciarsi. –
Esempio: Varch. Suoc. 3, 1: Una parola sola sarà stata cagione di tutto questo loro adiramento, e l'arà fatte pigliare il broncio.
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 214: E l'ho nel puro mezzo del quaderno, Se e' piglia come dir Pagone il broncio.
Esempio: Bertin. A. F. Fals. scop. 117: Dal broncio che sì collerico avete preso somigliante appunto quello di Ser Agresto che stampò il Comento de' fichi, mi pare che non possiate dire di no.
Definiz: § III. Portar broncio ad uno o Tener broncio ad uno, vale Fargli muso, Stare adirato con lui. –
Esempio: Canig. Ristor. 54: La 'ngiustizia è un vizio tanto sconcio, Vituperevole a Dio e al mondo, Che ciaschedun gli dovre' portar broncio (qui figuratam.).
Esempio: Pataff. 1: Egli mi porta broncio, e non ha zazza.
Esempio: Pulc. L. Bec. 23: Ella mi guata, e non mi tien più broncio, Ch'io mi son pur aval (ora) con lei riconcio.