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1) Dizion. 5° Ed. .
ADUGGERE.
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Dizion. 5 ° Ed.
ADUGGERE.
Definiz: Att. Inaridire, Riardere. Voce usata da' poeti sì al proprio, come al figurato.
Dal lat. adurere. −
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 3, 192: E sì cresce il desio, tanto l'adugge, Che dove ardea, comincia a liquefarsi.
Esempio: Metast. Dramm. 7, 305: Come balen che le campagne adugge, Circonda, accende, incenerisce e fugge.
Esempio: Fiacch. Son. pastor. 2, 121: Borea non domo ancor ne fa ritorno, E gli adugge [all'arboscello] il frondoso onor nascente.
Esempio: Mont. Poes. 1, 39: Sanguigno il sole le fresche aure adugge, L'aure che il lezzo di tue colpe ammorba.
Definiz: § E per Aduggiare, nei suoi diversi significati. −
Esempio: Petr. Rim. 1, 70: Qual'ombra è sì crudel che 'l seme adugge, Ch'al desiato frutto era sì presso?
Esempio: Ar. Cinq. Cant. 1, 77: Per macchie e luoghi, ove in perpetuo adugge L'ombra le pallide erbe, ascoso fugge.
Esempio: Bemb. Rim. 77: Quando 'l mio Sol,.... Levando ogni ombra che 'l mio bene adugge, Vago sereno agli occhi miei risplende.
Esempio: Alam. L. Avarch. 6, 63: Come il saggio cultor che troncar vuole Inutil pianta che le biade adugge.
Esempio: Tass. Rim. 4, 24: Nè sì l'ombra maligna i fiori adugge,.... Come l'altrui speranze ella disperde.
Esempio: Bald. Vers. 13: E molto è vago Per opra tal di quella pianta il tronco, Che con l'ombre nocenti i semi adugge.