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1) Dizion. 5° Ed. .
MALEDICENZA
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Dizion. 5 ° Ed.
MALEDICENZA.
Definiz: Sost. femm. L'essere maledicente, L'atto ed altresì L'abito del dir male di alcuno, dello sparlarne; comunemente Maldicenza.
Lat. maledicentia. –
Esempio: Salv. Infarin. sec. 370: La libertà degli accademici nel dire il vero, cioè quel che stimano che vero sia, chiamate maledicenza.
Esempio: Dat. Lett. Filal. 1: Difendo il vero, ma senza maledicenza.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 248: Mi pare che l'astio, l'invidia e la maledicenza v'abbiano la loro residenza.
Esempio: Segner. Crist. instr. 1, 442: Altre volte sarà livore quello che dal fondo dell'anima traspira per le labbra con la maledicenza.
Definiz: § E per L'effetto del dir male, Offesa, Ingiuria, recata, mormorando, all'altrui reputazione od onore; usato, per lo più, nel plur. –
Esempio: Tass. Lett. 2, 285: L'invettive e l'accuse piene di maledicenze non debbono esser fatte da uno che viva in una corte o sotto un principe solo.
Esempio: E Tass. Lett. 2, 400: Ho fuggito più tosto le maledicenze che le ragioni de l'avversario.
Esempio: Davil. Guerr. civ. V. 1, 113: Ivoy, non sostenendo l'odio che gli era portato e le maledicenze di quelli che l'accusavano, si ritirò alla solitudine della sua casa.
Esempio: Galil. Op. II, 543: Niuno.... averia mai potuto stimare, che ad altri che a me fussero indirizzati i fulmini delle sue maledicenze.
Esempio: Rucell. Or. Dial. Sagg. 118: Nè può patir l'animo, ch'è interno e difeso dalla corporale spoglia, i colpi delle maledicenze esteriori.