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1) Dizion. 5° Ed. .
OMEOMERIA e OMIOMERIA.
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Dizion. 5 ° Ed.
OMEOMERIA e OMIOMERIA.
Definiz: Sost. femm. Term. di Filosofia. Ciascuno dei principj elementari o germi della materia, non percettibili, infinitamente piccoli, e qualitativamente differenziati, con l'aggregazione dei quali Anassagora spiegava la formazione dei varj esseri; e anche La stessa aggregazione iniziale delle particelle similari.
Dal grec. ὁμοιομέρεια, parti simili. ‒
Esempio: Varch. Lez. Accad. 168: Anassagora, il quale pose l'omeomeria, la qual parola dice Lucrezio che la povertà della lingua latina non poteva sprimere; e significa la somiglianza delle parti ec.
Esempio: Bellin. Bucch. 102: E una man, che par viva, d'Anassagora, Che tien due pezzi di omiomeria.
Esempio: Marchett. Lucrez. 45: Ma tempo è di pesar con giusta lancia D'Anassagora ancor l'omeomeria.
Esempio: E Marchett. Lucrez. 46: Pens'egli adunque che 'l principio primo, Che da lui vien chiamato omeomeria, Altro non fosse ch'una confusione, Una massa, un mescuglio d'ogni corpo.
Esempio: Riccat. I. Op. 1, 426: Negli ultimi tempi si è tentato di richiamare dall'obblivione, almeno in parte, la famosa omeomeria d'Anassagora.
Esempio: Giobert. Ges. mod. 4, 269: Rendete imagine di un fisico, che si dilettasse di atomi, di corpicini, di monadi, di polveruzze, di omeomerie, e di altre bagatelle appartenenti agli ordini del microscopio.