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1) Dizion. 5° Ed. .
CONSUETUDINE.
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CONSUETUDINE.
Definiz: Sost. femm. Modo di operare o di procedere, divenuto per lungo uso ordinario ed abituale; Usanza, Costume, Abito.
Dal lat. consuetudo. –
Esempio: Vill. G. 799: Il Re di Francia fu molto ripreso d'ingiustizia, mutando l'ordine e la consuetudine de' baronaggi di Francia.
Esempio: Savonar. Tratt. Gov. Fir. 14: La consuetudine è un'altra natura.... La consuetudine si converte in natura, ed è molto difficile e quasi impossibile cavare li uomini, e massime li popoli, dalle loro consuetudini.
Esempio: Machiav. Pros. stor. pol. 6, 355: Gli è bene che VV. SS. comincino a pagarlo (l'obbligo), e a non si mostrare ingrate, fuori della consuetudine vostra.
Esempio: Guicc. Stor. 1, 334: Ristrinsero insieme, quanto importava la natura de' luoghi, le genti loro, contro a' quali il Vitello deliberò servare la sua consuetudine.
Esempio: Leopard. Pros. 1, 313: Qualsivoglia consuetudine, quantunque corrotta e pessima, difficilmente si discerne dalla natura.
Esempio: Bott. Stor. Ital. 1, 110: Implicarsi in guerre con altri, non comportar la fede, la costanza e la consuetudine della Repubblica.
Definiz: § I. E per Modo di procedere, giudicare, sentire, rispetto a checchessia, generalmente e costantemente tenuto. –
Esempio: Dant. Conv. 237: Per lunga consuetudine le scienzie, nelle quali più ferventemente la Filosofia termina la sua vista, sono chiamate per lo suo nome, siccome la scienzia naturale, la morale e la metafisica ec.
Esempio: E Dant. Conv. 238: Poichè è veduto come la primaia è vera Filosofia in suo essere,... e come il suo nobile nome per consuetudine è comunicato alle scienzie, procederò oltre.
Esempio: Murat. Dif. Giurispr. 30: L'osservar le leggi pubblicate da essi [Imperatori Greci] fu da lì innanzi in arbitrio de' popoli, che per consuetudine, e non già a titolo di ubbidienza, seguitarono a valersi di quelle.
Definiz: § II. Riferito specialmente a linguaggio, vale L'adoperare che la universalità dei parlanti fa le voci in un dato senso, e che più comunem. dicesi Uso. –
Esempio: Dant. Conv. 336: Se volemo riguardo avere alla comune consuetudine di parlare, per questo vocabolo Nobiltà s'intende perfezione di propria natura in ciascuna cosa; onde non pur dell'uomo è predicata, ma eziandio di tutte cose.
Definiz: § III. E nel linguaggio dei Legisti, dicesi Il diritto stabilito da lungo e costante uso, e contrapponesi a Diritto scritto o Legge. –
Esempio: Pallav. Libr. Ben. 392: La potenza ch'esercitano i magistrati è congiunta coll'impotenza di molte azioni vietate loro o dalla consuetudine o dalla legge.
Esempio: Segner. Crist. instr. 3, 420: Voi non sapete quante condizioni si richieggano perchè una consuetudine sia legittima. Conviene che sia utile alla comunità; che non sia contraria alla legge, nè divina nè naturale; e finalmente, che vi consenta in qualche modo il legislatore.
Esempio: Crudel. Rim. 61: Quivi Giovan Coniglio Allegò l'uso e la consuetudine: Questa, rispose, me ne fa padrone;.... Onde la legge del primo occupante Nel nostro caso alcun luogo non ha.
Definiz: § IV. Trovasi detto anche per Rito solito celebrarsi in onore di qualche divinità. –
Esempio: Ottim. Comm. Dant. 3, 82: Si deificarono li Pianeti ed adorarono, facendo a ciascuno suo singolare sacrificio e festa e consuetudini, sì come appare in libro De sacrificiis Deorum.
Definiz: § V. E per Usanza di conversare con alcuno, Familiarità, Dimestichezza. –
Esempio: Dant. Conv. 107: Naturalmente la prossimitade e la bontà sono cagioni di amore generative; il beneficio, lo studio e la consuetudine sono cagioni d'amore accrescitive.
Esempio: E Dant. Conv. 110: Dirò come per beneficio e concordia di studio, e per benivolenza di lunga consuetudine l'amistà è confermata e fatta grande.
Esempio: Pandolf. Gov. Fam. 28: Crescono in loro (ne' giovani) di dì in dì i vizj, o per ingegno depravato o per brutte conversazioni e consuetudini guaste e corrotte.
Esempio: Machiav. Pros. var. 5, 35: La varietà delle conversazioni di molti amici.... non mi lasciava profondare così intensamente nella recordazione e considerazione di voi solo amico, e della vostra consuetudine.
Esempio: E Machiav. Comm. 230: Costui per un poco di consuetudine sopporta nella morte di costei tanto dispiacere: che farebb'egli se l'avesse amata?
Esempio: Baldin. Decenn. 1, 62: Concludiamo adunque,... che fra Oderigi, Giotto e Dante passasse la da noi provata amicizia, e che quella fra Dante e Oderigi fusse di vera e attual presenza, e per lunga consuetudine.
Definiz: § VI. Avere in consuetudine di far checchessia, o, più comunemente, Avere per consuetudine di far checchessia, e Prendere in consuetudine, di far checchessia, valgono Avere per costume, Prendere il costume, di farlo. –
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 275: E dall'ora innanzi presono in consuetudine, spesse volte di venire alla predetta chiesa.
Esempio: Borgh. V. Disc. 1, 98: Avendo in consuetudine i Romani di scrivere abbreviati i loro primi nomi.
Esempio: Caran. Polien. Strat. 76: Aveva per consuetudine Epaminonda di muover sempre l'esercito quando il sole appariva.
Definiz: § VII. Essere in consuetudine o Mettere in consuetudine, parlandosi specialmente di voci, maniere di dire e simili, vale Essere esse comunemente usate, o Dar loro corso, sicchè divengano d'uso comune. –
Esempio: Firenz. Pros. 1, 119: Molti nomi, diversi verbi, infiniti modi di parlare, i quali essendo stati in consuetudine, sono poi divenuti (venuti) in abbandono; se e' vorrà lo uso dei più, ritorneranno nella medesima consuetudine.
Esempio: Varch. Ercol. 213: E se non vi nacquero, vi furono portati infanti, per mettere in consuetudine, o piuttosto ritornare in uso, questo vocabolo.
Definiz: § VIII. Mettere in consuetudine checchessia, trovasi detto per Renderlo abituale. –
Esempio: Car. Arist. Rett. 64: Le cure poi, gli studj e l'attenzioni sono dispiacevoli, perciocchè sono accompagnate da la necessità e da la forza, quando non siano messe in consuetudine: perchè così l'uso le rivolge in piacere.