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INDRAGARE e INDRACARE.
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INDRAGARE e INDRACARE.
Definiz: Neutr. pass. indragarsi Incrudelire quasi a guisa di drago, e in più largo senso Inferocirsi. –
Esempio: Dant. Parad. 16: L'oltracotata schiatta, che s'indraca Dietro a chi fugge.
Esempio: But. Comm. Dant. 3, 481: Che s'indraca; cioè fa come draco ed incrudelisce ed ampia la gola, per divorare come fa lo draco.
Esempio: Sannazz. Arcad. 117: Quest'è sol la cagione ond'io mi esaspero Incontra 'l Cielo: anzi mi indrago e invipero,... Pensando a quel che ec.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 29, 7: Ella di dente e di fiera ugna armata Verratti sopra piena di furore, Non già per genio, ma per arte maga, Per cui contro di te s'infuria e indraga.
Esempio: E Forteguerr. Ricciard. 30, 66: E se talvolta, come suol, s'indraca E l'aere turba, e i fulmin cascan giue, A un solo sguardo suo tanto si placa, Che di tigre feroce si fa bue.
Definiz: § I. E per Farsi drago, Prender forma di drago; ma è voce che non si userebbe che in poesia. –
Esempio: Menz. Poes. 3, 120: Ora il Saturnio figlio Anch'egli intorasi, Anch'egli indragasi,... E la mogliera in ciel d'ira consumasi.
Definiz: § II. In forma di Att. , figuratam. e poeticam., per Far divenir crudele a modo di drago. –
Esempio: Ug. Pac. Rim. Z. 467: Quando quel fia, non sarò sazio anco, Mostrando versi ove costei m'indraga, Che splende più ch'ogn'altra in ogni bianco.
Esempio: Mont. Poes. App. 15: E di sangue per lui larga cloaca In Vatican s'è fatta, ove il tiranno I suoi crudeli sacerdoti indraca.