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BENEFIZIO, e meno comunemente BENEFICIO,
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BENEFIZIO, e meno comunemente BENEFICIO,
Definiz: dicesi per Prebenda o Rendita ecclesiastica, con obbligo per lo più di recitare gli Ufficj divini, di celebrar messe, o con altri obblighi. −
Esempio: Cell. G. Maestruzz. volg. 1, 13: Dee [l'ordinatore] essere costretto di provvedere a costui così ordinato un benefizio convenevole.
Esempio: Savonar. Pred. 15: Furono dati li benefizj alli preti, perchè stessino più raccolti alle orazioni, e servire meglio a Cristo, e curare le sue anime.
Esempio: Bern. Orl. 67, 4: Caricatevi pur [o preti] di beneficj, Buono appetito e buon stomaco fate, Quando a dir messa andate e gli altri ufficj ec.
Definiz: § I. Benefizio chiamasi pure Il possesso o Fondo, da cui si ritrae la rendita del benefizio.
Definiz: § II. Benefizio curato, dicesi Quello a cui è annessa una cura d'anime. −
Esempio: Segner. Op. 4, 513: Trascurando voi la primaria obbligazione di un beneficio curato.
Esempio: Papin. Lez. Burch. 212: Non tralasciano d'usare ogni loro sforzo per ottenere gli ecclesiastici benefizj curati, e per fas e nefas studian d'arrivarvi.
Definiz: § III. Benefizio semplice dicesi quello che non ha obblighi, contrario di Benefizio curato. −
Esempio: Targ. Viagg. 11, 166: Conferiva l'abate di detto monastero otto benefizj, parte semplici e parte curati.
Definiz: § IV. E per similit. dicesi di Qualunque impiego od ufficio, che dia emolumenti con poco o nessun carico e fatica.
Definiz: § V. Aver la paga e il benefizio, modo proverbiale che vale: Esser bene e largamente provveduto. −
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 2: Un cantor con la paga e il beneficio, Grasso, fresco, paffuto, fa la stummia.
Definiz: § VI. Lasciare il banco e il benefizio o Piantare il banco e il benefizio, dicesi proverbialm. per Abbandonare ad un tratto un ufficio o un'ingerenza, che riesca più di fastidio che di vantaggio.