Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
OSTIERE e OSTIERO.
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OSTIERE e OSTIERO.
Definiz: Sost. masc. Lo stesso che Oste; ma oggi di uso poco comune, e più che altro poetico. –
Esempio: Urban. 22: La tenerezza del padre ostiere del quale egli si credeva esser figliuolo l'aveva quivi per forza ritenuto.
Esempio: Stor. Aiolf. 1, 298: Come ebbe messo el cavallo nella stalla, domandò bere, e l'ostiere gliene portò.
Esempio: Pulc. L. Morg. 2, 17: Voi avete apparata la magione, Sarò sempre fidato e buon ostiere.
Esempio: Bellinc. Rim. F. 2, 144: E l'ostiero è fratel de la pazzia.
Esempio: Ar. Orl. fur. 27, 130: Il re d'Algier, perchè gli sopravenne Quivi la notte e l'aer nero e cieco, D'un ostier paesan lo 'nvito tenne.
Esempio: Cellin. Vit. 146: Questo ostiere, parutoli che io l'uccellassi, disse: ec.
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 1, 10: Sì tardi aprite, ostier, l'albergo?
Esempio: Pallav. Libr. Ben. 360: Essendosi egli divisato d'asciugar, guarito ch'ei fosse, le più nominate cantine degli ostieri di Roma.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 18, 54: Dove il romito dalla pelle negra Dell'ostiero con l'avola soggiorna.
Esempio: Pindem. Poes. 348: O se Morte importuna.... Su l'orme tue venisse, ami tu dunque Che nella stanza d'un ostier ti colga?