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1) Dizion. 1° Ed. .
USCIO
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USCIO.
Definiz: Apertura, che si fa nelle case, per uso d'entrare, e uscire. Lat. ostium, ianua.
Esempio: Bocc. n. 79. 32. Non ha però molto, ch'ella vi passò innanzi all'uscio una notte.
Esempio: E Bocc. num. 43. Ne prima essendo egli entrato dentro, ec. fu l'uscio riserrato.
Definiz: Tenere ad alcuno l'uscio: vietargli, e proibirgli l'entrata.
Esempio: Bocc. nov. 65. 21. Dissigli, che niuno uscio della mia casa gli si poteva tener serrato, e quale uscio, ti fu mai in casa tua tenuto? che anche diciamo tener porta.
Definiz: Vedersi i nimici all'uscio, cioè avergli vicinissimi.
Esempio: M. V. 6. 79. E vedendosi i nemici all'uscio, uscì a campo.
Esempio: Petr. Son. 97. Infino all'uscio del suo albergo corsi.
Definiz: E per similit.
Esempio: Dan. Purg. 30. Per questo visitai l'uscio de' morti.
Definiz: ¶ Per metaf.
Esempio: Petr. Son. 3. Che di lagrime son fatto uscio, e varco.
Definiz: ¶ Per le 'mposte che serran l'uscio. Lat. Postes.
Esempio: G. V. 4. 14. 5. Con un vento impetuoso e forte, il quale, per gran forza, levò l'uscio delle reggi di San Piero.
Esempio: Petr. canz. 44. 2. D'avorio uscio, e finestre di Zaffiro.
Definiz: ¶ Diciamo picchiar l'uscio col piè, che vale, donare, e presentare: e ciò perchè chi porta presenti ha le mani impacciate.
Definiz: Cadere il presente in su l'uscio, è condurre un negozio bene, insin vicino alla fine, e guastarsi in su la conclusione.
Definiz: Strigner fra l'uscio, e 'l muro: violentare uno a risolversi, non gli dando tempo a pensare.
Definiz: Chi vien dietro serri l'uscio, e si dice da chi vuole, ne' suo' piaceri, scialacquare il suo, faccendo poca stima di chi succede. Lat. me mortuo, terra misceatur incendio.
Definiz: Nascer ti possa l'erba all'uscio. E imprecazione, e vale, che a casa tua mai non capiti anima nata.