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1) Dizion. 5° Ed. .
MESSE
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MESSE.
Definiz: Sost. femm. Ciò che si miete, Raccolta; detto di biade e cereali.
Dal lat. messis. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 30, 51: Le botte più che grandine son spesse, Che spezza fronde e rami e grano e stoppia E uscir in van fa la sperata messe.
Esempio: Tass. Gerus. 20, 60: Tempesta o vento Men tosto abbatte la pieghevol messe.
Esempio: Dat. Selv. epit. 27: Biondeggiar d'aurea messe io già rimiro Campi dianzi deserti.
Esempio: Lastr. Agric. 3, 165: Così crescendo la messe e godendo insieme più liberamente del benefizio del sole,... giungerà felicemente ad una perfettissima granigione.
Esempio: Fiacch. Fav. 2, 133: Era d'umor la messe mia sfornita, Quando a nutrire i nuovi semi è volta.
Esempio: E Fiacch. Fav. 2, 140: Tu nieghi (dice il campo alla siepe) al rapitor l'ingresso, E fai così la messo mia sicura.
Definiz: § I. In locuz. figur. –
Esempio: Salvin. Disc. 1, 30: Il cuore innamorato accusa gli occhi come prima cagione e principale del suo amore, da' quali venne gittata dentro la mala semenza, che nel cuore, come in buon terreno, ricevuta, spiegò e granì in una copiosa messe d'affanni.
Definiz: § II. Mettere la falce nella messe altrui, o Porre, la falce nella messe altrui. –
V. Falce, § XII.