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1) Dizion. 5° Ed. .
MISERERE
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MISERERE.
Definiz: Sost. masc. Voce con la quale si designa il Salmo cinquantesimo, che con essa incomincia. –
Esempio: Dant. Purg. 5: Venivan genti innanzi a noi un poco Cantando Miserere a verso a verso.
Esempio: Cavalc. Specch. Croc. 54: Nel quarto grado era Davide, quando, secondo che si mostra nel Miserere, molte volte s'accusava.
Esempio: Cellin. Vit. 377: Cognoscemmo allora che il chiamare Iddio e quei nostri Misereri ci avevano più servito, che da per noi non aremmo potuto fare.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 7, 117: Con voce tremanti ed unite, diceva quella compagnia il Miserere, salmo di David.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 14, 74: E dice misereri e deprofundis.
Esempio: Not. Malm. 1, 143: Il mal del miserere.... è acuto e precipitoso, e spaccia quasi in un recitar di miserere.
Esempio: Fag. Rim. 2, 6: E sapeano il futuro assai più a mente, Che un cieco non sa il salmo Miserere.
Definiz: § I. Figuratam., usato scherzevolmente a denotare il Tempo che si mette a recitare un Miserere; Poco, Breve, tempo. –
Esempio: Nom. Catorc. Angh. 10, 83: Un certo vecchio ed allegro messere.... M'attestò ch'egli (un tale lanciato in un burrone) visse un miserere.
Definiz: § II. Cantare un miserere addosso a uno, vale, figuratam. e scherzevolmente, Caricarlo di colpi, Percuoterlo. Tolta l'immagine dall'uso che era nelle Confraternite, di darsi in certi tempi la disciplina, cantando il Miserere. –
Esempio: Bern. Orl. 60, 13: E m'ha cantato addosso un Miserere, Che, bench'io sia dalla testa alla pianta Fatato, come sai, fuor ch'un sol loco, La fatatura m'ha giovato poco.
Definiz: § III. Cantare il miserere, trovasi, scherzevolmente, per Essere misero, cioè avaro, spilorcio, sordido. –
Esempio: Ar. Comm. 2, 478: In vero che dev'essere Pover di facultadi, ovver ch'è misero. A. L'avete indovinato: gli è questo ultimo; Ei canta il miserere.
Definiz: § IV. Essere al miserere, Ridursi al miserere, valgono, pur figuratam., Essere, Ridursi, in fin di vita, all'estremo. –
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 12, 4: Godere Dori vegg'io, che or ora a pollo pesto Era ridotto, e quasi al miserere.
Definiz: § V. Miserere, e, più spesso, Mal del miserere, dicesi volgarmente il Volvolo. –
Esempio: Red. Lett. 2, 372: Questo è il male del miserere, e non è altro che un dolore crudelissimo in quel budello che si chiama ileon, e nasce per lo più da infiammazione dello stesso budello: e coloro che hanno questo male non possono andar di corpo, ma hanno frequentemente vomiti di sterco, e presto presto si muoiono.
Esempio: Nom. Catorc. Angh. 10, 66: Stassene in terra carpone e non fiata, A guisa d'un che ha il mal del miserere.
Esempio: Ner. I. Pres. Samm. 9, 14: Qui puoi la rabbia e il canchero vedere, Il mal caduco, e il mal del miserere.
Esempio: Not. Malm. 3, 143: Il mal del miserere è propriamente εἰλεός, latino volvulus; e si dice così, perchè è acuto e precipitoso, e spaccia quasi in un recitar di miserere.
Esempio: Cocch. Disc. 2, 268: In autori del XIV secolo lo trovo [questo male] chiamato miserere: ed ho indizio.... che il primo a chiamarlo così fosse Rasis o il suo latino interprete...: ma supponendo esser vero, tal denominazione verrebbe ad essere molto antica, cioè dell'XI secolo, ec.
Esempio: E Cocch. Disc. 2, 269: Varie ragioni volgarmente si adducono di tal nome: come l'essere questo male acutissimo, cioè cortissimo, quasi uccida in quanto si durerebbe a recitare quel salmo che comincia Miserere mei Deus; e l'esser mal mortale, cantandosi quel salmo ne' funerali; e altre simili, le quali non soddisfanno. Onde m'è venuto sospetto, tal nome di miserere essere stato dato a questo male da Rasis o da altri, non miglior grecista di lui, per aver male intesa la greca voce εἰλεὸς, e cambiatala con ἔλεος, che vuol dire misericordia, o credendola derivata da ἐλεῶν, latino misereri.
Definiz: § VI. Quindi figuratam., e in ischerzo, Mal del miserere, con doppio senso, vale Avarizia, Spilorceria, Sordidezza, che pur dicesi Miseria. –
Esempio: Lipp. Malm. 2, 7: Mi sa male Di veder che un sì gran limosiniere, Ed uom tanto benigno e liberale, Caduto sia nel mal del miserere.
Esempio: Not. Malm. 1, 143: Caduto sia nel mal del miserere. Sia divenuto misero, cioè avaro, tenace.
Definiz: § VII. Far venire il mal del miserere, vale scherzevolmente, e con una certa iperbole, Procurare altrui, sia con lunghi, tediosi, o stentati discorsi, sia con racconti strani e paurosi, un tale perturbamento morale e fisico, da mettere quasi in pericolo la vita di lui. –
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 91: Forse cantar dovea tombe, feretri, Larve, spaventi, diavoli e versiere, Per far venire il mal del miserere?