Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
INCOTTO.
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INCOTTO.
Definiz: Partic. pass. di Incuocere. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 449: Poichè 'l vitello sarà legato, e in terra gittato, i suo' granelli nella stretta pelle s'inchiudano: e quivi.... si ricidano con ferro (affocato).... Ed incotte le veni e ristrette le pelli, la cicatrice nata, in un certo modo, con la medesima tagliatura, difende la piaga dal flusso del sangue.
Definiz: § I. In forma d'Add. Quasi cotto, Come cotto, Arsicciato, Arsiccio. –
Esempio: But. Comm. Dant. 1, 402: Allora dice Dante che, fitto lo suo viso per lo volto incotto per l'arsura di quell'anima, lo riconobbe benchè fosse abbruciato.
Esempio: Pandolf. Gov. Fam. 62: E dimmi: Se tu seguissi pure lavandola (una statua d'argento e d'avorio) e 'mbiaccandola più mesi o più anni, farestila tu più bella? Non credo, disse ella. Anzi, diss'io; la guasteresti, logorrestila, faresti quello avorio incotto e riarso con quelle calcine, e farestila livida, e gialla e frale.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 8, 44: Nella quale opera fece [Raffaello] un sasso arsiccio per il centro della terra, che fra le fessure di quello usciva fuori alcuna fiamma di fuoco e di zolfo; ed in Lucifero, incotto ed arso nelle membra con incarnazione di diverse tinte, si scorgeva ec.
Definiz: § II. Per similit., detto di carne, pelle, o simili, vale Riarso, Abbrostolito, Bruciato, per effetto delle intemperie, ovvero di disagj, stravizj, e simili. –
Esempio: Med. L. Beon. 3, 119: Ve' gote rosse, e labbra asciutte e 'ncotte, Il suo naso spugnoso e pagonazzo, ec.
Esempio: Car. Mattacc. 226: Arruffa [il gufo] il pelo, arma gli unghioni, E raggruzzola paglie, e fa covoni, Incontr'al sole, onde ha la pelle incotta.
Esempio: Salv. Oraz. 126: Questi (i fatti schiavi dai Turchi).... ci mostrano.... le margini e i calli, e le ricise delle lor funi e de' lor ferri, e le loro già formose e dilicate membra e d'oneste ed orrevoli vestimenta adobbate, oggi ignude, e per lo stento e per lo strazio ispide, nere, livide, incotte, estenuate, strutte e quasi salvatiche divenute.
Definiz: § III. Pure per similit., dicesi del terreno lavorato, e vale Che ha provato efficacemente l'azione del gelo o del sole, la quale lo riduce più trito e più atto alla vegetazione. –
Esempio: Targ. Rag. Agric. 102: La migliore stagione per rompere le terre è la primavera, perchè nell'estate la terra è troppo dura ed intrattabile, e nell'inverno è troppo fangosa: nella primavera poi..., essendo incotta dai freddi, è agevole a spezzarsi.
Definiz: § IV. Dicesi anche delle piante, quando per effetto del gelo, della brinata, e simili, rimangono riseccate e quasi come bruciate. –
Esempio: Lastr. Agric. 5, 139: Stante però il freddo dell'inverno, i frutti dei cedrati, de' limoni e degli aranci di Portogallo restarono per la maggior parte incotti dal diaccio, benchè coperti con stoie.
Definiz: § V. Dicesi altresì di pietre, e di terre cotte, e vale Che per effetto di calore sia artificiale, sia naturale, ovvero d'intemperie, è divenuto tale, che facilmente si rompe e si stritola. –
Esempio: Targ. Viagg. 10, 2: Le macchie bianche [di certo peperino].... sono massolette per lo più parallelepipede, di sostanza trasparente quasi quanto il cristallo, e più dura dello spato, che sverza e sfalda per tutti i versi in laminette velari filamentose, come se fosse incotta o tosticchiata.
Esempio: E Targ. Viagg. 10, 3: Altro [peperino] di colore biancastro, e più simile alla granitella dell'Elba: ha il fondo cenerino tendente al carnicino, composto di pasta granellosa quasi cristallina, ma come incotta, e mescolata con polvere di pomice.
Esempio: E Targ. Viagg. 10, 10: Esse anime [di sasso] non sono tutte quante sostanze vetrificate, o in altra maniera decomposte dal medesimo fuoco vulcanico: ma alcune di loro sono solamente un poco incotte, o, come dicono i mineralisti, cotticchiate, altre sono quasi illese nell'interno.
Definiz: § VI. In forza di Sost. Segno di scottatura o leggiero abbruciamento nella pelle. –
Esempio: Crusc. Vocab. III.: Vacche si chiamano quei lividori, o incotti, o macchie, che vengono alle donne nelle cosce, quando tengono il fuoco sotto la gonnella in tempo di verno.