Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
ACCONCEZZA.
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ACCONCEZZA.
Definiz: Sost. femm. Astratto d'Acconcio. −
Esempio: Salvin. Casaub. 183: Qui interpetriamo della legge metrica, non dell'acconcezza dell'orazione.
Esempio: Gozz. Op. scelt. 3, 63: Acconcezza [s'impari] da que' sgorbi e mostri, Che suoi primi disegni il fanciul noma.
Definiz: § I. Per Adornezza, Pulitezza. −
Esempio: Fr. Bart. Sallust. 221: Si diede [Mario] ad uso e a far frutto e operazioni, non all'adorno parlar greco, nè a mundizie ovvero acconcezze cittadinesche.
Esempio: Segner. Pred. 329: Vivendo in somma derelizione, in sommo dispregio, nessun pensiero prendevano di se stessi, nè della loro acconcezza, nè de' loro agj.
Definiz: § II. Per Opportunità. −
Esempio: Libr. Amor. B. 3: La ricevuta sospeccione del romore alla giovenetta fa porre maggior guardia, e ogni acconcezza di parlare leva via.
Definiz: § III. Per Cosa che torna in acconcio, in vantaggio; Comodità. −
Esempio: Cic. Opusc. 126: Conciosiacosachè l'amistade abbia in sè molte e grandi acconcezze, ma quella una è sopra tutte (il lat. ha commoditates).
Definiz: § IV. Per Attitudine, Idoneità. −
Esempio: Salvin. Disc. 1, 351: Augusto imperatore diceva essere [il vino di Sezia] d'ogni vino il re, come maturo, e di grandissima facilità e acconcezza a digestire il cibo.