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ESPULSIONE.
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ESPULSIONE.
Definiz: Sost. femm. L'espellere, Il mandar fuori; riferito propriamente a materie, umori, e simili, che ingombrino lo stomaco, gl'intestini o altra parte del corpo umano.
Dal lat. expulsio. ‒
Esempio: Benciv. Mes. 22: Materia che si dovea cacciare fuori, e non si cacciò, ma è conculcata, ed infracida la cura e la espulsione di quella materia.
Esempio: E Benciv. Mes. 100: Olio di ciriege.... lieva il panno e le lentigini, e vale alla espulsione della pietra nelle reni e nella vescica.
Esempio: E Benciv. Ras.: Apparecchiati sono alla sua espulsione, cioè a mandarla fuora.
Esempio: E Benciv. Ras. altrove: Per lo secondo osso che è nel palato, colano alla bocca le superfluità del ventricolo di mezzo, e di quello di dietro; e per l'espulsioni, cioè per lo mandamento fuori di queste superfluità, il cerebro si conserva e guarda senza lesione.
Esempio: Gell. Lettur. 4, 214: La sanità è una abitudine, mediante la quale lo uomo può operar perfettamente, intendendo delle operazioni vitali ed animali, come sono il nutrimento, la generazione de gli umori e de gli spiriti, il sonno, l'espulsion delle superfluità ec.
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 1, 5: Che la speranza è pur cotal umore D'espulsion durissima e ritrosa Da non s'illiquidir così per poco (qui in locuz. figur.).
Esempio: Pap. Cons. med. 2, 143: Dovendosi desiderare in primo grado la copiosità dell'orina, pare perciò che non si debba stimolar la natura con maggior frequenza alla espulsione per secesso.
Esempio: Cocch. Bagn. Pis. 274: Può la medicina procurare l'espulsione fuori del corpo di queste già formate arene o calcoli.
Esempio: Bicchier. Bagn. Montecat. 108: La riguarda [l'acqua del Tettuccio] come un medicamento atto a promuovere l'espulsione della materia peccante, a detergere e a corroborare gl'intestini.
Definiz: § I. E per La cosa espulsa. ‒
Esempio: Murat. Gov. Pest. 182: Potrebbe qui mettersi in disputa se tali tumori e macchie sieno critiche separazioni ed industriose espulsioni della natura, o pure scarichi solamente sintomatici fatti da una fissazione o stravasazione d'umori o di sangue.
Definiz: § II. E riferito a persona, vale Il cacciar via da un luogo, ovvero da una congregazione, istituzione, e simili; ed altresì dal possesso di checchessia; Cacciata. ‒
Esempio: Nard. Liv. Dec. 58: I Consoli non eran mai stati: dopo la fatta espulsione dei Re furono creati.
Esempio: De Luc. Dott. volg. 1, 62: Che le nuove investiture siano state cagionate dalle devoluzioni, overo dall'espulsioni con la forza.
Esempio: Giobert. Ges. mod. 1, CCLXI: Troppo enorme sarebbe, se i vostri confratelli si fossero rallegrati del trionfo del popolo francese e dell'espulsione di un principe tenerissimo della Compagnia.