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1) Dizion. 5° Ed. .
LACCHÈ.
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LACCHÈ.
Definiz: Sost. masc. Servitore giovane, il quale ordinariamente precedeva, correndo, le carrozze dei padroni; e prendesi anche per Servitore addetto più specialmente a portar lettere, ambasciate, e simili.
Dal franc. laquais, vocabolo di origine orientale. –
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 309: Quasi che io sia lacchè d'ognuno e paggio, Ne farò qui una corta filastrocca.
Esempio: Galil. Op. VII, 247: Non mancherà un lacchè, che anderà volando: ed appunto si farà senza perdimento di tempo, chè intanto il signor Salviati ci favorirà del suo computo.
Esempio: Buonarr. Fier. 1, 5, 4: Andrò ben io dove cresciuti i ruoli Oramai 'n ogni casa Di paggi, di staffieri e di lacchè, Mi saprò vender caro.
Esempio: Lipp. Malm. 2, 29: E il primo giorno fece tanta via, Che i suoi lacchè, spedati e conci male, Si rimasero, l'uno all'osteria, E l'altro, scarmanato, allo spedale.
Esempio: Not. Malm. 1, 171: Lacchè. Servitori che corrono a piè; e per lo più sono ragazzi o giovanetti.
Esempio: Red. Lett. 1, 335: Scrivo con brevità per ispedir subito il lacchè.
Esempio: Nom. Catorc. Angh. 2, 43: Giano gridava: Fermati in mal'ora Chè ridotto al dovere è lo stallone. L'avria seguita lo staffier; ma che? Un uccello voleaci per lacchè.
Esempio: Fag. Comm. 5, 339: Non fusti voi col mio lacchè uno de' testimonj alla scritta del parentado del mio figghiolo?
Esempio: Murat. Dissert. Antich. ital. 3, 362: Convien dire che i Modenesi eleggessero per loro un uomo zoppo, mentre questi due lacchè, l'uno stranamente lento e l'altro velocissimo, si scontrarono al fiumicello della Muzza.