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1) Dizion. 5° Ed. .
OBLATO.
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OBLATO.
Definiz: Sost. masc. Colui che professa la regola d'una di quelle congregazioni religiose, che non richiedono i voti solenni, ma una semplice oblazione o promessa fatta ai superiori o al vescovo.
Dal lat. oblatus.
Definiz: § I. E per Colui che veste l'abito d'un ordine monastico e fa vita in comune coi religiosi di detto ordine prestandosi per qualche ufficio, senza peraltro esser legato da voti. ‒
Esempio: Borgh. V. Disc. 2, 509: Intende quivi di semplici persone, e come gli chiamavano, laici; che per l'amor di Dio spontaneamente si offerivano e dedicavano a quell'umile e caritatevole servizio; onde in alcune religioni si dicono oblati.
Esempio: Lanz. Stor. pitt. 5, 150: Vi ebbe gravi traversie (in Bologna), che lo consigliarono a rendersi oblato prima fra' conventuali, poi fra' canonici di S. Salvatore.
Definiz: § II. Si usò anche per Colui che si mette temporaneamente alla dipendenza delle autorità ecclesiastiche, per dedicarsi ad opere di carità. ‒
Esempio: Murat. Gov. Pest. 231: Tutti quegli sì laici, come ecclesiastici, che accesi del fuoco dell'amore di Dio si offeriranno al servigio o de i lazzeretti o de gl'infermi, o per altri ministeri caritativi, col nome d'oblati, si daranno in nota al Vescovo.
Definiz: § III. E usato a denotare Il fanciullo offerto, com'era uso nel Medio Evo, dai genitori al servizio divino e messo a educare in un convento. ‒
Esempio: Murat. Dissert. Antich. ital. 3, 415: Eufemia madre offerendo per oblato Giovanni fanciullo suo figlio a Giovanni Abbate del monistero napoletano de' santi Severino e Sossio, assegna a quel luogo religioso la porzione de' beni, che ad esso lui appartenevano.