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1) Dizion. 5° Ed. .
MENCIO
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MENCIO.
Definiz: Add. Che per non sufficiente pienezza o saldezza cede al tatto, alla pressione; Non consistente, Non sodo; detto spesso di carni, e talora anche di persona per rispetto alle carni.
Nel franc. mince, vale Sottile, Tenue, e nell'antico franc. valeva Moneta della minima valuta. –
Esempio: Pataff. 4: Mencia non è la buona panichina?
Esempio: Cald. Tart. 26: Questi (pungiglioni) del fine dell'esofago non son duri nella loro estremità, nè pungenti, se non quando son seccati, ma per lor naturalezza son menci e flosci.
Esempio: Red. Lett. 2, 281: Ella (la bruma) è un verme lungo, molle, mencio, vincido, e molto più vincido di qualsiasi lombrico.
Esempio: Bellin. Disc. Anat. 1, 20: Si considerino quell'altre [parti] che non posson sostenersi sopra se stesse da sè, nè da se stesse sorreggersi, ma si abbandonano e ricascano, se altri non le sostiene e puntella, e diconsi arrendevoli, cedenti, ricascanti, flosce, mence, lonze, tenere, liquide.
Esempio: E Bellin. Bucch. 212: Chè come il latte è cibo e nutrimento Da bambocci, cioè sol da persone Mence e impastate di sdilenquimento, Così ec.
Esempio: Cocch. Bagn. Pis. 184: Essendo sempre questo male congiunto coll'universale pallore ed emaciazione delle carni mence e snervate.
Definiz: § E figuratam. –
Esempio: Bellin. Bucch. 62: Nomi menci menci, Come palloni sgonfi e come cenci.