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GELSA.
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GELSA.
Definiz: Sost. femm. Frutto del gelso; ma è voce che non userebbesi se non talvolta in poesia, dicendosi comunemente Mora. –
Esempio: Dant. Purg. 33: E se stati non fossero acqua d'Elsa Li pensier vani intorno alla tua mente, E il piacer loro un Piramo alla gelsa; ec.
Esempio: Bocc. Rim. 132: Ti serbo gelse, mandorle e susine.
Esempio: E Bocc. Teseid. 7, 62: Videvi storie per tutto dipinte, In tra le qua' con più alto lavoro Della sposa di Nin vidde distinte L'opere tutte, e vidde a piè del moro Piramo e Tisbe, e già le gelse tinte.
Esempio: Comm. Anon. Dant. 2, 534: Piramo.... tinse del suo sangue le gelse, cioè le more.
Esempio: But. Comm. Dant. 2, 648: Col proprio coltello [Piramo] si percosse per lo fianco; e cavatoselo de la ferita, lo sangue spillò suso a le gelse bianche, e tinsele.
Esempio: E But. Comm. Dant. 2, 817: Fu Piramo alterativo del gelso, che avea le gelse bianche, e per lo suo sangue, quando s'uccise, diventorno vermillie.
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 4, 145: E quando l'una e l'altra alma si svelse, Tinser del sangue lor le bianche gelse.
Definiz: § E nel medesimo senso si usò di apporla a Mora, formandone la locuzione Mora gelsa. –
Esempio: Serap. Tratt. Med. 26 t.: Cibi che mollificano lo ventre son questi: cavoli, malba, atreplici, porcellana,... rafani, mora gelsa, ec.
Esempio: Pucc. A. Centil. 49, 61: Non gli valse quattro more gelse (qui figuratam., per Nulla).
Esempio: Ricett. Fior. M. 128: Sugo di more di siepe libbre 1; di more gelse, an. lib. 1/2.