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1) Dizion. 5° Ed. .
OHIBÒ e OIBÒ.
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Dizion. 5 ° Ed.
OHIBÒ e OIBÒ.
Definiz: Interiezione ed Esclamazione di ripugnanza, disgusto, nausea, e simili; od anche, semplicemente, di negazione o rifiuto. ‒
Esempio: Varch. Suoc. 2, 1: Andiancene ratte, che non fusse egli, o 'l Pistoia suo servidore. M. N. Oibò, va' oltre: egli è Simone suo padre, e mona Cassandra sua madre.
Esempio: Buonarr. Fier. 1, 5, 11: Anche voi dunque foste De' cacciatori per la nostra preda? C. I. Cacciator sì: per vostra preda no. Dio ce ne guardi, oibò!
Esempio: Lipp. Malm. 8, 67: E sarà ver, ch'io abbia a star soggetto Ad una cosa, che mi dà tormento? Come tormento? oibò! s'io v'ho diletto! Sì; ma intanto per lui vivo scontento.
Esempio: E Lipp. Malm. 11, 23: Che temi ch'e' mi porti via la brezza, Che tu m'hai posto il pappafico in testa? Ma porco! oibò! Questo cenciaccio allezza, E sa di refe azzurro, ch'egli appesta.
Esempio: Not. Malm. 2, 672: Oibò. Questa voce ha diversi significati, perchè ce ne serviamo per negativa...; per dimostrazione di nausea, come Oibò! che schifezza è questa?..; per riprensione o disapprovazione, Oibò! non fate tal cosa. Ed esprime il latino Vah ed Apage; e quel che i Greci dissero αἰβοί. Diciamo anche: Aibò, Eibò e Ibò.
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 3, 287: Lasciate Ch'io legga, e poi mora. Dammi la carta. L. Ohibò Guasteresti ogni cosa.
Esempio: E Monigl. Poes. dramm. 3, 290: Ben tornato. F. Sei stracco? L. Ohibò; ma per trovarvi Ci vuole un almanacco.
Esempio: Magal. Lett. scient. 133: Se voi aveste un orivolo.... per modo che in dieci anni, non v'abbia mai scattato da i veri punti del mezzo dì e della mezzanotte, quanto è un minuto secondo, voi lo stimereste infinitamente, e con somma ragione, questo bensì, ma in quanto ad amarlo, oibò.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 499: Murar la porta? oibò. A questa voce oibò risponde la Greca οἰβόι. Lat. phy, e l'hanno presa i Franzesi. Così oimè, οἴμοι, hei mihi.
Esempio: Fag. Rim. 1, 198: Oltredichè non era d'uopo, no, Per porre in mostra l'alme vostre doti, Farne il ritratto in alcun modo, oibò.
Esempio: Murat. Dissert. Antich. ital. 2, 288: Oibò. Interiezione o Esclamazione di chi abborrisce qualche cosa. Il Monosini la trasse dal greco Oimoi.... Carlo Catone da Oi buono, detto ironicamente, come anche stima il Menagio. Potrebbesi anche dire da Heu, bone Deus, ritenute solamente le prime sillabe. Ma sempre ci troviamo nel buio.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 256: "Oibò! vergogna! " scappò fuori Renzo, inorridito a quelle parole.
Esempio: Card. Pros. 851: Non voglia dare spettacolo pubblico di sè, oibò! si riserbi per gli amici e per la serva, o a spaventare e volgere in fuga i creditori.