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Dizion. 5° Ed. .
IDI.
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IDI. Definiz: | Sost. masc. plur. Denominazione che i Romani davano a Ciascuno dei giorni che segnavano la metà del mese lunare, cioè al giorno 13, eccetto i mesi di Marzo, Maggio, Luglio e Ottobre, nei quali era il 15. Questo modo di computare il tempo è ancora in uso nella Cancelleria Pontificia, e continua ad esser seguito nel Calendario del Breviario. |
Dal lat. idus, e questo dall'antico iduare, Dividere. – Esempio: | Plut. Vit. 118: Lo indovino gli disse che per lo mese di marzo dovea egli aver gran pericolo, negli dì che si dicono idi. | Esempio: | Ar. Orl. fur. 17, 68: Questo ch'io v'ho narrato, in parte vidi, In parte udi' da chi trovossi al tutto; Dal Re, vi dico, che calende ed idi Vi stette, fin che volse in riso il lutto. | Esempio: | Nard. Liv. Dec. 89: Parimente fusse ordinato, che l'uomo s'astenesse dalle cose divine, il detto dì seguente dopo gl'idi. | Esempio: | Manfred. Elem. Cronol. 44: I Romani partivano il loro mese in tre spazj
co' tre termini, che praticavano, di calende, none ed idi. | Esempio: | Fag. Rim. 1, 55: E pria che i dì non si contavan punto, Come si contan ora: e solo il mese In calende, idi, e none, era congiunto; Sempre le none celebri eran rese Con qualche fatto più nobile e chiaro. |
Definiz: | § Venire a calende e fuggire innanzi agl'idi. È maniera figurata che significa Durar poco, Dileguarsi pretto, detto segnatamente di speranze, piaceri, e simili; poichè tra le calende e gl'idi correvano pochi giorni. – |
Esempio: | Ar. Sat. 1, 198: Venne a calende [la speranza], e fuggì innanzi agl'idi: Fin che me ne rimembra, esser non puote Che di promessa altrui mai più mi fidi. |
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