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1) Dizion. 5° Ed. .
CENERACCIO
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Dizion. 5 ° Ed.
CENERACCIO.
Definiz: Sost. masc. Il residuo della cenere, sulla quale è stato versato il ranno per imbiancare i panni; più comunemente Cenerone. –
Esempio: Soder. Coltiv. 65: Alcuni altri il capo delle viti.... legano a una canna,.... che non si volti, e con ceneraccio e sugo fatto bollir nell'acqua e con esso ridotta a densità di sapa, infondono ec.
Esempio: E Soder. Cult. Ort. 161: Ridotto poi che egli sia [il lino] colla rocca a filo, si dee fare un fortissimo ranno di cenere di cerro, per porvi dentro le matasse dell'accia con esso a bollire, facendovi sopra della medesima cenere il ceneraccio che la ricuopra.
Esempio: Salvin. Nicandr. 190: E nel seno di pevera novella Il ranno cola, ch'ella il ceneraccio Riceverà.
Definiz: § E Termine degli Orafi, dicesi Lo strato che si fa al fornello con cenere di bucato e con altre materie, di modo che può servire come di coppella per affinare l'oro e l'argento in gran quantità. –
Esempio: Biring. Pirotecn. 54 t.: Due modi son quelli, per quanto io trovo, che si costumano per condurre a fino l'argento; che l'uno è questo della coppella, e l'altro el ceneraccio; uno per la quantità piccola, l'altro per la grande.