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1) Dizion. 5° Ed. .
INTENERITO.
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INTENERITO.
Definiz: Partic. pass. di Intenerire. –
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 124: Altri, inteneriti per compassione di sì gran mutazione, contemplarono in lui la gran potenza delle cagioni occulte e divine sopra la debolezza degli uomini.
Definiz: § I. In forma d'Add. Fatto, Reso, tenero comecchessia, detto di cosa. –
Esempio: Magg. Fortif. 86 t.: Solevano gli antichi, nel fare le muraglie, adoprare, in vece di calcina, la malta, cioè la terra tenace e viscosa, intenerita con l'acqua.
Esempio: Bart. D. Cin. 4, 267: Entro la Cina le delizie erano un poco di riso intenerito nell'acqua.
Definiz: § II. E figuratam., detto di persona, per Mosso, Commosso, a pietà, a tenerezza. –
Esempio: Tav. Rit. 1, 116: La reina.... avea tanto intenerito lo core suo veggendo partire sua figlia, ch'ella la si fece disegnare e figurare in una tavola, tanta propria quanto natura la seppe formare.
Esempio: Vill. M. 52: Ed egli molto più intenerito, quasi lacrimando, gli disse: ec.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 72: Non guari dopo avendo Marzio domandato il consolato, il popolo intenerito ebbe vergogna di rimandare scontento e scacciare da sè un cittadino, il maggiore ch'avesse e per nobiltà di sangue e per virtù, dopo tanti gran fatti e buoni.
Esempio: Red. Lett. 1, 209: Come una mamma amorosa, che intenerita di quella sua figliuola gobba e sciancata, vorrebbe pure, ell'ella comparisse con l'altre a una festa, e perciò s'affanna a farle raddoppiare i tacconi alla scarpa del piede zoppo, e le rimpinza guancialetti e batuffoli di cenci intorno a' fianchi ed intorno alle spalle; così ho fatto io ec.
Esempio: Mont. Poes. 2, 182: Aperse A que' detti Malvina ambe le braccia, Intenerita le ricinse al collo Dell'amato vegliardo.
Esempio: Bott. Stor. Ital. 1, 98: Erano le strade, per donde passavano, piene di gente instupidita a sì miserabile caso, od intenerita a tanta disgrazia, ec.
Definiz: § III. Detto di piante, vale Divenuto atto o Disposto a vegetare, a fiorire. –
Esempio: Dav. Colt. 491: Però bisogna farle (le propaggini) di febbraio o di marzo, quando la vite è intenerita, con gran diligenza e pazienza.