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1) Dizion. 5° Ed. .
ESCLAMAZIONE.
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ESCLAMAZIONE.
Definiz: Sost. femm. L'atto dell'esclamare.
Lat. exclamatio. ‒
Esempio: Benciv. Cur. malatt. volg.: Danno in alte esclamazioni di voce dolorosissime.
Definiz: § I. E per Voce, Grido di gioia, di plauso, di dolore, d'ira, e simili; ed altresì per Parola o Parole proferite esclamando. ‒
Esempio: Varch. Stor. 2, 218: Il quale [popolo], tanto lieto e festoso, con sì prospere voci ed esclamazioni grida il nome tuo e quello della casa tua.
Esempio: Cellin. Vit. 299: Subito mi venne a trovare, con grandissime esclamazioni dicendomi, che se il Duca sapeva ec.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 99: Tutti i commensali proruppero in esclamazioni, e in elogj del vino, fuor che il dottore.
Esempio: E Manz. Prom. Spos. 106: Appena ne faceva qualche esclamazione, qualche rimprovero tra i denti.
Definiz: § II. Esclamazione, è altresì una Figura retorica, con la quale l'oratore alzando la voce mostra vivamente meraviglia, gioia, dolore, spavento, sdegno, od altra commozione dell'animo. ‒
Esempio: But. Comm. Dant. 1, 833: Ahi dura terra!... È qui colore che si chiama esclamazione.
Esempio: Cavalcant. B. Retor. 309: Tra le figure delle parole giudicò Cicerone di dovere porre l'esclamazione, la quale parve a Quintiliano, che più tosto a i concetti appartenesse.
Definiz: § III. Fare esclamazione, vale Esclamare. ‒
Esempio: But. Comm. Dant. 2, 132: Ne la quinta parte fa esclamazione contra Fiorenza, riprendendola d'alquanti vizj.