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1) Dizion. 5° Ed. .
OHI e anche OI.
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OHI e anche OI.
Definiz: Interiezione ed Esclamazione che si usa ad esprimere dolore fisico: od anche, ma con un certo scherzo, apprensione di dolore o di male che sia per venirci addosso improvvisamente. Spesso ripetuta per maggiore efficacia ohi, ohi!.
Lat. oi. ‒
Esempio: Pataff. 9: E mantacando subito disse: ohi!
Esempio: Bellin. Bucch. 206: Ed oi dichiamo allora solamente Che ci tormenta qualche gran dolore.
Esempio: Forteguerr. Cap. 379: Ma quei, a cui non diè Ciprigna i suoi Gran beveroni, e non pugnàr per lei, Nè sotto il gammaut gridaro ohi ohi! D'anni settanta e ancor settantasei Godriano ec.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 207: Aiuto! ohimè il mio corpo! ohi che dolore!
Esempio: Manz. Prom. Spos. 440: Ohi! ohi! ohi! ‒ pensò don Abbondio ‒ cosa vuol farne di quell'ordigno, costui? Bel cilizio, bella disciplina da convertito!
Definiz: § I. Si usò a significare dolore morale, cruccio, rammarico, e simili. Lo stesso che Oh, O. ‒
Esempio: Arrighett. Avvers. Fort. volg. 62: Certo tu se' cieco, e la tua mente hai cieca. Non sai tu quello micolino, che la scienza a scuola diedeti. Ohi quanto se' infermo! Della mente sola mi doglio, che il tuo senso si partì in questo pellegrino tempo.
Esempio: E Arrighett. Avvers. Fort. volg. 64: Io ti lodo, ma non in questo, che tu cieco piagni quella fortuna caduca esser fuggita con veloci andamenti. Ohi grande dolore! onde ti duoli tu?
Esempio: S. Bern. Piant. Verg. 36: Oi figliuolo carissimo, oi benignissimo, ricevi li prieghi della misera Madre.
Esempio: E S. Bern. Piant. Verg. appr.: Oi figliuolo mio, che farò oggimai, o carissimo mio?
Esempio: Lanc. Comp. Eneid. 302: Ed elli rispuose: Oi amico! Elena, la quale io presi per moglie morto Paris, fu cagione di questi mali.
Definiz: § II. Ed anche a significare riprovazione o biasimo. ‒
Esempio: Cic. Opusc. 432: Oi che tempi! oi che costumi sono questi! che 'l senato intende queste cose, e vedele il consolo; e questi vive.
Definiz: § III. E seguito, per maggior efficacia, da qualche aggiunto, come oh misero, oh infelice, oh lasso, oh tristo, e simili. ‒
Esempio: Rim. Ant. V. 1, 70: Oi lassa, tapinella! Come l'Amor m'à prisa!
Esempio: Rim. Ant. P. 1, 243: Ohi lasso! che tuttor disio, ed amo Quella, che lo mio ben punto non ama.
Esempio: Rim. Ant. P. N. B. 53: Oi lasso, lo meo core In tante pene è miso Che vive quando more.
Esempio: Arrighett. Avvers. Fort. volg. 46: La magrezza di fuori legge l'amaritudine dentro. Oi cieco! oi misero! oi matto!
Esempio: Sacch. Nov. 1, 331: Dice l'uno (dei ciechi), ragionando...: Io accecai forse dodici anni è, ho guadagnato forse mille lire. Dice l'altro: Ohi tristo a me sventurato, ch'egli è sì poco che ec.