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1) Dizion. 5° Ed. .
ESODIO e ESSODIO e talora anche ESODO.
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ESODIO e ESSODIO e talora anche ESODO.
Definiz: Sost. masc. Nome che davasi, presso i Greci, al Canto finale di favola drammatica. Presso i Latini poi era Componimento in versi scherzevole, che si frapponeva specialmente alle favole atellane; ed altresì una Specie di breve componimento drammatico, di genere giocoso, che si rappresentava dopo la Tragedia, per ricreare l'animo degli spettatori.
Dal lat. exodium, che in alcuni testi leggesi anche exodum; e questo dal grec. ἐξόδιον. ‒
Esempio: Nard. Liv. Dec. 102 t.: La gioventù lasciando l'azione delle favole e gli istrioni, cominciò all'usanza antica a frequentare insieme cose giocose e ridicule in versi: le quali cose si chiamarono dipoi essodj; e s'applicarono alle favole, massimamente all'atellane.
Esempio: Varch. Lez. Accad. 666: Esodo, cioè esito, overo uscita, è una parte tutta, overo intera, dopo la quale non si trova più che il coro canti; cioè, l'esito è quella parte la quale è dopo l'ultimo canto del coro infino alla fine della tragedia.
Esempio: Salvin. Casaub. 125: Siccome le satiriche [favole] a' satirichi drami state aggiunte sono da' Greci, per temperare la mestizia della tragedia; così le satire ovvero essodj o uscite, per simigliantissima causa, dopo le tragedie essere state solite di mettersi in campo, alcuni consegnarono alla memoria.
Esempio: E Salvin. Casaub. appr.: Quando non ad altre quasi favole, che al'Atellane esser soliti di aggiugnersi gli essodj, e le parole sopraddette di Livio dimostrino, e le autorità degli antichi che gli essodj fanno proprj di questa razza favole.
Esempio: E Salvin. Casaub. appr.: Laonde quella mora o buffoneria in uno Atellanico essodio, ne' prossimi spettacoli, con assentimento grandissimo ricevuta, si divulgò.