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1) Dizion. 5° Ed. .
DIACCIO.
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DIACCIO.
Definiz: Sost. masc. Acqua congelata dal freddo. Forma alterata di ghiaccio, comune al popolo e d'uso familiare. –
Esempio: Leggend. B. Umilt. 40: È cosa alcuna che vi vada a gusto?... Allora la santa donna rispose: sì, figliuole mie, del diaccio. O madonna, voi domandate cosa impossibile a noi; sapete che ora non è el tempo del diaccio.
Esempio: E Leggend. B. Umilt. app.: La mattina, come andarono al pozzo, trovarono un pezzo di diaccio traendo fuora la secchia.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 28: Uno scaldaletto pieno di diaccio.
Esempio: Magal. Sagg. nat. esp. 175: Ond'è similissima al cristallo di que' bicchieri, che per l'artifiziosa similitudine ch'egli hanno col diaccio, si chiamano, ec.
Esempio: Bicchier. Bagn. Montecat. 188: I diluenti, la rigida dieta, il diaccio, i febrifugi più attivi, ec.
Definiz: § I. In locuz. figur. –
Esempio: Dav. Tac. P. 1, 88: I piaceri sono monti di diaccio, dove i giovani corrono alla china.
Definiz: § II. Per similit. trovasi per Crosta di zucchero chiarito onde son coperti alcuni dolci. –
Esempio: Panciat. Scritt. var. 38: Come quel diaccio inzuccherato che cuopre i marzapani di Siena.
Definiz: § III. E per Stato fisico rigidissimo prodotto dalla congelazione delle acque, delle nevi, dell'umidità del suolo, ec. –
Esempio: Magazzin. Coltiv. 135: Occorre tale anno.... che il Signore Iddio.... fa e permette che i tempi vadano estremi, e non secondo le loro stagioni; come un lungo secco, un lungo umido, un diaccio fuor di stagione, tempi nebbiosi nocivi ec.
Esempio: Magal. Lett. fam. 2, 148: Non ho cuore d'andare a riconoscere sulla faccia del luogo l'esterminio de' miei uliveti, mercè i diacci dell inverno.
Esempio: Targ. Alimurg. 198: In molti anni però, ne' quali l'invernata vada umida e con pochi diacci,... l'erbacce impestano i campi.
Definiz: § IV. E semplicemente per Freddo. –
Esempio: Frescobald. M. Rim. 61: Senza riposo unquanco esser mi truovo, Cagion d'amore e del suo gran potere, Che mi fa tanto pensare al sapere Ond'esce il diaccio e quel caldo ch'io provo (qui in locuz. figur.).
Definiz: § V. È anche Term. de' Naturalisti, e vale Quella macchia bianchiccia e diafana che si trova in alcune pietre. –
Esempio: Targ. Viagg. 6, 180: Quello (marmo) del filone più alto, è assai più vago, particolarmente quando in mezzo a' gruppi di macchie ha de' diacci, o ventri gemmati di spato trasparente.
Esempio: E Targ. Viagg. 6, 208: Ve ne sono dei pezzi assai grandi, dei quali i paesani non ne fanno caso, ma segati comparirebbero alabastri agatati non spregevoli, poichè i diacci sono assai belli, con strisce concentriche di diversi colori, e particolarmente ranciato, carnicino e rosso.
Definiz: § VI. A diaccio, usasi come aggiunto di quelle impressioni che per mezzo di stampe si fanno dai rilegatori sulla pelle o sulla tela dei libri senza dorarle.
Definiz: § VII. Esser di diaccio, propriamente vale Esser diacciato; ma usasi spesso figuratam. per Aver cuore non disposto all'amore, alla pietà, e simili sentimenti. –
Esempio: Machiav. Comm. 306: E dove È il fuoco? C. Nel mio petto. A. E chi lo vede? C. Ella. A. Come? C. Per gli occhi e pe' sospiri, Ch'io mando fuor. A. Dunque il suo volto avvampi? C. No, perch'ella è di diaccio, e ne risolve I miei sospir.
Esempio: E Machiav. Comm. 313: E s'io paio all'aspetto Alquanto un po' caldetto, io son di diaccio.
Definiz: § VIII. Farsi di diaccio, è maniera che vale Divenir freddo, Agghiacciare, e propriamente per paura. –
Esempio: Fag. Rim. 1, 19: Tutti spaventati Alla comparsa sua si fer di diaccio.
Definiz: § IX. Rompere il diaccio, dicesi familiarmente per Risolversi finalmente dopo una tal quale incertezza, e durando sempre l'altrui perplessità, a dire o a far checchessia.
Definiz: § X. Rompere il diaccio, pur familiarmente dicesi per Por giù il risentimento che uno ha con altri, essendo il primo a parlargli, e a ritornare in buoni termini con esso lui.
Definiz: § XI. E Rompere il diaccio d'una data condizione, stato, e simili, trovasi per Far cessare questa condizione, stato, e simili. –
Esempio: Dav. Oraz. 481: Questi Provveditori.... hanno pur.... molte cose e lodevoli e degne di premio operate; le quali, rompend'io questo diaccio del mio naturale e caro silenzio, avrei volentieri celebrate, se ec.