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1) Dizion. 5° Ed. .
INARCARE.
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INARCARE.
Definiz: Att. Propriamente Piegare in arco, Curvare a modo di arco; ma adoperasi comunemente per Atteggiare in forma alquanto simile a quella dell'arco. –
Esempio: Car. Eneid. 5, 283: A cotal dir tutti insorgendo, a gara Steser le braccia ed inarcaro i dorsi, E fer per avanzarsi estremo sforzo.
Esempio: Tass. Gerus. 20, 119: E col grave fendente in modo il carca, Che 'l percosso la testa al petto inarca.
Esempio: Buonarr. Aion. 3, 32: Presto inarca la stiena, e in ginocchione Resta, e 'n pie s'alza, ec.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 5, 74: E stanno tutti attenti per uscire, Quando la bestia la gran bocca inarca, E l'acqua con lo mar si torna a unire.
Esempio: Pindem. Poes. 255: In mezzo all'onde il cigno Del piè fa remo, il collo inarca, e fende L'argenteo lago.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 2: Ha dieci anelli in tutte le sue dita, E per farli veder la mano inarca.
Definiz: § I. Neutr. pass. inarcarsi Piegarsi in arco, o a guisa d'arco; Fare di sè arco: detto così di persona, come figuratam. di cosa. –
Esempio: Ubert. Faz. Dittam. R. 88: Così su per la ripa, che s'inarca, Andavam ragionando.
Esempio: Bart. D. Cin. 1, 19: Indi per attraverso il mare condotta (la gran muraglia della Cina) a terra ferma, s'inarca, e dentro sè chiude la mezza provincia di Leaotun.
Esempio: E Bart. D. Vit. S. Ignaz. 2, 124: Montò in tal furore, che corse verso il fuoco, per gittarvisi dentro: e ritenuta a forza, nondimeno tanto s'inarcò su la schiena, piegando verso la fiamma, che v'ebbe a cacciar dentro la testa.
Esempio: E Bart. D. Op. mor. 28, 3, 93: Una angusta caverna, anzi più tosto una tomba per casa. D'architettura rustica, e d'ordine qual possono farla una ruinosa massa di sassi un sopra l'altro confusamente caduti. Il cielo che vi si inarca sopra, il fianco delle pareti, il selciato del piano, tutto sì disadatto, orrido e negro, che ec.
Definiz: § II. Inarcar le ciglia, si dice del Sollevar le ciglia a modo d'arco; e designa effetto di maraviglia o di stupore. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 10, 4: Io vi vo' dire, e far di maraviglia Stringer le labra, ed inarcar le ciglia.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 2, 116: L'altro, inarcando le ciglia, con la bocca e con gli occhi aperti, guarda i dadi, ec.
Esempio: Tass. Gerus. 10, 17: Stupido il cavalier le ciglia inarca, Ed increspa la fronte, e mira fiso La nube e 'l carro ch'ogni intoppo varca Veloce sì, che di volar gli è avviso. L'altro che di stupor l'anima carca Gli scorge all'atto dell'immobil viso, ec.
Esempio: Dat. Selv. epit. Ded. 3: Inarcavan le ciglia anche gli avversarj, veggendo tante e sì nobili imprese.
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 3, 479: Volgete a me l'orecchio, Inarcate le ciglia: Sovrana meraviglia A ridir m'apparecchio.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 428: Fe' delle ciglia, Carico di stupor, non piccol arco. Inarcò le ciglia per lo stupore, supercilium adduxit.... E noi questi che naturalmente hanno le ciglia arcate, gli chiamiamo per soprannome stupori.
Esempio: Parin. Poes. 76: Invidieran tua dilicata mano I convitati; inarcheran le ciglia Sul difficil lavoro; e d'oggi in poi Ti fia ceduto il trinciator coltello, ec.