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1) Dizion. 5° Ed. .
NAUSEA.
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NAUSEA.
Definiz: Sost. femm. Travaglio di stomaco, e più propriamente quello che si dice comunemente Mal di mare.
Dal lat. nausea.
Esempio: Car. Trad. gr. 131: Noi non siamo discosto molto da quelli, che son vessati dalla nausea e dalla vertigine; ai quali par che ogni cosa si giri, girandosi il capo a loro.
Esempio: Adr. M. Plut. Opusc. 5, 303: L'odorato più degli altri sentimenti, e il timore più dell'altre perturbazioni, risveglia la nausea.
Esempio: Red. Cons. 1, 190: Se bevuta la detta acqua, dee subito subito provocarsi il vomito, o pur dar tempo che essa medesima acqua ne dia cenno con la nausea.
Esempio: Giacomell. Carit. 33: Non bisogna che tu ti strazi senza proposito; particolarmente recandoti il mare gran nausea.
Esempio: Guerrazz. Racc. 242: Mi prese nausea grande e languore come allorquando ci coglie il male di mare: chinai la faccia, e gittai tre boccate di acqua o quattro.
Definiz: § I. Oggi comunemente si usa per Avversione che si senta per qualunque cibo, o anche per un dato cibo; Disgusto. –
Esempio: Mattiol. Disc. 1, 83: Così poscia le portano (le mandorle) sotto al torchiello a cavar l'olio, il quale il più delle volte puzza tanto d'abbrustolato, che offende con non poca nausea il gusto e l'odorato.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 115: I quali bramando con avidissimo appetito alcuna vivanda di quelle che ristuccano, non prima ne son sazj, che ne sentono nausea.
Esempio: Mei C. Metod. Cur. trad. 74: Le quali infermità ella (la natura) cura con una nausea, con una ripienezza, od inappetenza al cibo di qualsivoglia spezie, ma singolarmente ad ogni cibo animale od a sostanziose vivande o liquori.
Esempio: Parin. Poes. 65: Felice te, se mesta e disdegnosa La conduci alla mensa, e s'ivi puoi Solo piegarla a comportar de' cibi La nausea universal!
Definiz: § II. Figuratam. denota Fastidio o Ripugnanza per atti, detti, e simili, in cui si dimostri eccesso di qualsiasi specie. –
Esempio: Guicc. Op. ined. 1, 196: E' Romani, soliti a dominare il mondo e vivere in tanta gloria, servivano sì vilmente sotto li imperatori, che Tiberio.... aveva nausea di tanta dappocaggine.
Esempio: Varch. Stor. 2, 404: Io non credo che alcuno, il quale abbia pure un poco cognizione della verità e nolle sia del tutto nimico, possa leggere queste cose o senza riso o senza nausea.
Esempio: Rucell. Or. Dial. 12, 3, 158: Reca eziandio molta nausea a chi sente, il millantarsi soverchio di qualunque cosa ec.
Esempio: Red. Lett. 3. 33: Quando sarò in Firenze, potrò mandargnene quanti ne vorrà (dei sonetti), se però questi dieci non le avranno apportata nausea e aborrimento.
Definiz: § III. Vale anche L'infastidirsi per troppa schifittosità; ed altresì semplicemente. Disdegno. –
Esempio: Fag. Comm. 5, 443: La conversazione de' miserabili non è di sollievo nè d'allettamento ad altrui, ma di raccapriccio e di nausea.
Esempio: Pindem. Poes. 343: Vólti in tavola ed in sasso Venne a osservar; ma quanto spira e parla Le sue nausee risveglia e i suoi dispregi.
Esempio: Lambr. Elog. 9: Fin d'allora, e per nausea superba delle antiche lingue, le quali.... chiamiamo morte, e per incauta vaghezza di novità, ec.
Definiz: § IV. Fare nausea, si usa, comunemente per Muovere lo stomaco, Disgustare; anche figuratam. –
Esempio: Forteguerr. Terenz. 76: E tu non vedi qui costui? P. Lo vedo, e mi fa nausea.
Esempio: Martin. T. V. 3, 143: Ci fa già nausea questo leggerissimo cibo.