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EFFE.
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EFFE.
Definiz: Nome della sesta lettera del nostro alfabeto, ed altresì del carattere che la rappresenta. ‒
Esempio: Frescobald. M. Rim. 40: E.... scritto in esse (saette d'Amore) Lettere d'oro.... La prima avea un'Effe RA e Enne, Po' la seconda CE e Esse ec.
Esempio: Pucc. A. Centil. 47, 90: O quanto egli era errato suo pensiere, S'egli credeva la città dell'effe Acquistar per così fatte maniere. Di questo i Fiorentin si facean beffe.
Esempio: Pulc. L. Morg. 18, 129: Ciò ch'io ti dico non va insino all'effe, Pensa quand'io sarò condotto al rue.
Esempio: Buomm. Ling. tosc. 25: Se noi dovessimo scrivere il suono d'ogni lettera,... le consonanti bisognerebbe che avessero accanto le vocali, Bi, Ci, Di, Effe, Gi ec.
Esempio: Ricc. A. M. Rim. Pros. 140: L'effe sola comparire Non si vede in quella schiera.
Definiz: § Barone coll'effe, Becco coll'effe, Bestia coll'effe, Villan coll'effe, e simili, sono maniere volgari d'ingiuria, per Baron fottuto ec., sostituita a questo sconcio adiettivo la lettera sua iniziale. ‒
Esempio: Panciat. Scritt. var. 100: Per aver de' becchi coll'effe, bisogna tentar delle ragazze.
Esempio: Menz. Sat. 2: E voi Fauni e Silvani, irchi coll'effe.
Esempio: Carl. Svin. 20: Ah mascalzoni, Becchi con l'effe, Voi farvi beffe Così di me?
Esempio: Monet. Poes. 87: Per poterle poi dir bestie coll'effe. Casott. A. Celid. 1, 46: Temendo.... di sentirci dir becchi coll'effe.
Esempio: Fag. Rim. 6, 238: Io alla guerra? alle guagnele e gnaffe, S'io vengo, dimmi pur becco coll'effe.