Lessicografia della Crusca in rete

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1) Dizion. 1° Ed. .
GRANDINATO
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pag.399



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Definiz: Percosso dalla grandine. Lat. grandine verberatus, Disse Orazio.
2) Dizion. 1° Ed. .
FIGLIUOLO
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pag.347



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Definiz: ¶ Per nominazione amorevole, come il Lat. puer, usato da Orazio più volte.
3) Dizion. 1° Ed. .
MISURARE
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pag.534



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Definiz: ¶ Per contrappesare, far paragone. Lat. perpendere, versare, disse Orazio in simil senso.
4) Dizion. 1° Ed. .
SATIRO
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pag.751



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Esempio: Dan. Inf. 4. Quegli è Oméro poeta sovrano, L'altro è Orazio satiro.
5) Dizion. 1° Ed. .
FRESCO
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pag.367



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Definiz: Sust. Freddo temperato, e piacevole, e che conforta. Lat. frigus amabile, disse Orazio.
6) Dizion. 1° Ed. .
MACINARE
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pag.496



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Definiz: ¶ Per metaf. dell'atto venereo. Anche Orazio disse PERMOLERE nella seconda Satira del primo.
7) Dizion. 1° Ed. .
ASSALIMENTO
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pag.84



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Esempio: Sen. Pist. Orazio, il quale fu chiamato Cocles, sostenne l'assalto, e l'assalimento de' nemici.
8) Dizion. 1° Ed. .
ASSALTO
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pag.84



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Esempio: Sen. Pist. Orazio, il quale fu chiamato Cocles, sostenne l'assalto, e l'assalimento de' nimici.
9) Dizion. 1° Ed. .
IMPOLVERARE
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pag.423



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Definiz: Gettar della polvere sopra che che sia. L. pulverulentum facere, pulvere collinere disse Orazio.
10) Dizion. 1° Ed. .
PUNTA
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pag.665



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Esempio: Morg. La scala combattè di mano in mano, E, come Orazio, gran punta sostenne.
11) Dizion. 1° Ed. .
PENDERE
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pag.606



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Definiz: Pendere si dice di lite, o quistione non ancor decisa. Orazio disse, sub iudice lis est.
12) Dizion. 1° Ed. .
GIOVENTUDINE
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pag.388



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Esempio: Tes. Br. 7. 25. Gli ufici dell'huomo, che ha passato gioventudine, sono quelli, che Orazio nominò qua addietro.
13) Dizion. 1° Ed. .
DEDICAMENTO
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pag.252



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Esempio: Liv. M. I parenti di Valerio furon crucciati, e sdegnati, che 'l dedicamento di così nobil tempio, fosse di necessità dato ad Orazio.
14) Dizion. 1° Ed. .
GALLO
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pag.376



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Definiz: Diciamo in proverbio. Più bugiardo, ch'un gallo: perocchè la notte e' canta, senza distinzione, a ogni ora. Orazio disse, in simil proposito. Parthis mendacior.
15) Dizion. 1° Ed. .
POETRIA
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pag.632



1) id: a736f03862634e4cbe9773ab72473b81)
Esempio: Com. Inf. 4. Orazio fu poeta latino, e riprenditor de' vizj: visse, e morì in Roma, nel tempo d'Ottaviano Imperadore: scrisse la poetria, e molte belle opere.


2) id: c6c6ffd34f414262a785a34b95c370f8)
Esempio: Conv. 32. Sì come dice Orazio nel principio della poetría.


3) id: fed66da063594c90a8931cb533e59302)
Esempio: Amm. Ant. Orazio nella Poetría: essendo tu fedele interpretatore, ec.
16) Dizion. 1° Ed. .
Z
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pag.958



1) id: 28c748b1dbcb4080b9e91b83e983bbf4)
Definiz: Lettera di suono molto gagliardo, e assai in uso, appo i Toscani: ha due suoni diversi, o forse più, secondo gli accoppiamenti dell'altre lettere, con le quali ell'è collocata, ma due sono i più principali, e più conosciuti: il primo più intenso, e gagliardo, da alcuno detto aspro, e più simigliante al primo, che abbiamo assegnato alla lettera S, e a noi più frequente, come PREZZO, CAREZZE, ZANA, ZIO: l'altro più sottile, e rimesso, chiamato da altri rozzo, da noi meno usato, e più simile al secondo suono della S, come REZZO, ORZO, ZANZARA, ZELO: onde per fuggir la mala pronunzia, carattere differente le si vorrebbe. Posta la Z davanti all'I, alla qual seguiti altra vocale, non si raddoppia giammai, e sempre si profferisce col primo suono detto di sopra, come LETIZIA, ASTUZIA, AZIONE, ORAZIONE, INVOCAZIONE. Dopo di se non riceve niuna dell'altre consonanti, ne in principio, ne in mezzo della parola. Avanti di se, in mezzo di dizione, e in diversa sillaba, consente la L, N, R, come BALZO, LENZA, SCHERZO. Raddoppiasi nel mezzo delle parole, come tutte l'altre consonanti, fuorchè ne' sopraddetti luoghi, come PIAZZA, PALAZZO, REZZO, ZIZANIA, benchè differenza grande di suono non si senta dal pronunziarla doppia, o scempia, essendo, come s'è detto, di suon gagliardo. Ma se per via di riprova si converta la Z in S, come lettera sua propinqua, e come l'usano in alcuni luoghi di Toscana, si troverrà, che dove la Z dee andar doppia, la S sarà doppia, come PALAZZO, PALASSO, PIASSA, PIAZZA, e dove la Z dee ire scempia, ancora si troverrà la S scempia: come LETIZIA LETISIA, ORAZIO ORASIO, FABBRIZIO FABBRISIO: però con questa regola la Z andrà sempre scempia, dove, convertita in S si troverrà una sola S il che addiviene, quando alla Z seguita l'I, che allato abbia la vocale: e a quelle voci, le quali hanno la penultima sillaba breve, e nell'ultima la Z, come POLIZA OBIZO, ALBIZI, PREVIZA: perciocchè, convertita la Z, in S, si dirà PREVISA, ALBISI, POLISA, OBISO, ec. Le quali voci, nella nostra lingua, oltre a' nomi propri, non arrivano forse al numero di tre.