Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
GRATTARE.
Apri Voce completa

pag.536


Vedi le altre Edizioni del Vocabolario
Dizion. 4 ° Ed.
Dizion. 3 ° Ed.
Dizion. 2 ° Ed.
Dizion. 1 ° Ed.
Dizion. 5 ° Ed.
GRATTARE.
Definiz: Att. Stropicciare, Fregare, la pelle coll'unghie, e propriamente per attutirne il pizzicore; usato anche assolutam.
Dal lat. barbaro gratare; spagn. gratar e provenz. gratar, franc. gratter; voci derivate forse dall'ant. tedesco chrazôn, moderno kratzen. –
Esempio: Zibald. Andr. 133: Europa, presa sicurtà, gli grattò la testa; e pigliandolo per le corna, sì lo lisciava, e feceli ghirlanda di fiori, e montògli addosso.
Esempio: Sacch. Rim. G. 63 t.: Con l'unghie gratto e stregghio come pazzo, Che non si sente; e questo è quel partito, Che dà a le pene un poco di solazzo.
Esempio: Buonarr. M. V. Rim. G. 318: Chi ingrassa e gratta 'l porco, e prende gioco; Chi doma 'l ciuco col basto primizio.
Esempio: Buonarr. Tanc. 3, 12: Che si può far? A. Grattarle un po' le rene, Spruzzarle 'l viso coll'aceto forte.
Definiz: § I. Figuratam. –
Esempio: Dant. Inf. 30: L'una giunse a Capocchio, ed in sul nodo Del collo l'assannò sì che, tirando, Grattar gli fece il ventre al fondo sodo.
Esempio: But. Comm. Dant. 1, 766: Grattar li feci il ventre; cioè li feci strofinar lo ventre, strascicandolo.... al fondo della bolgia ch'era di pietra.
Definiz: § II. Per similit. vale altresì Raschiare la superficie di checchessia con qualche strumento, arnese, e simile; anche assolutam. –
Esempio: Cennin. Tratt. Pitt. 4: Queste due parti (il disegno e il colorire) vogliono questo, cioè: sapere tritare, o ver macinare,... temperare, campeggiare, spolverare, grattare, granare o vero camusciare.
Esempio: E Cennin. Tratt. Pitt. 94: Avendo spolverizzato il tuo drappo, abbi uno stiletto di scopa, o di legno forte, o d'osso; punzio, come stile proprio da disegnare, dall'un de' lati; dall'altro, pianetto da grattare.... E coll'altro lato dello stile va' grattando, e gittandone giù il colore bellamente, che non vadi sfregando l'oro. E gratta qual tu vuoi.
Esempio: Borell. Scritt. Mot. Acq. 23: Egli è certissimo, che dei molti modi d'intorbidare l'acqua, che abbia il fondo fangoso, uno, del quale noi abbiamo bisogno, si conseguisce grattando con qualsivoglia strumento la superficie del fondo inferiore.
Esempio: E Borell. Scritt. Mot. Acq. 31: Fatta questa preparazione, si gratti con fuscelli il fondo fangoso e si sconvolga l'acqua.
Esempio: E Borell. Scritt. Mot. Acq. 33: Venendo poi alla preparazione delle macchine, colle quali si dovrà grattare il fondo della laguna, elle ec.
Definiz: § III. Riferito a pane, cacio, e simili, vale comunemente Ridurre in minutissime particelle, Sbriciolare, fregandoli forte su grattugia; Grattugiare. –
Esempio: Bracciol. Schern. 5, 25: Non è, come si crede il volgo ignaro, Leggiera cosa a scongiurar demonj, Non è grattare il cacio, e denso o raro Spargerlo poscia sopra i maccheroni.
Definiz: § IV. Riferito a strumento a corda, come chitarra, violino, e simili, vale Sonarlo malamente.
Definiz: § V. Figuratam., e familiarm., vale Rubare, anche assolutam.; oggi comunemente Raspare. –
Esempio: Armann. Fiorit. 91: Una ròcca feciono nel paese, ne la quale raccettavano tutta gente di mala condizione, o chi avesse voglia di grattare dello altrui.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 578: Teneva il sacco l'uno all'altro. Hanne grattato si dice più di mille pezzi, oltre al salaro; e pure co' pover'uomini: che n'ha auto gran grido addosso; e sono sostenuti da' ladri medesimi.
Esempio: E Macingh. Strozz. Lett. 579: Prima l'aveva (le sacca) sanza suggello; e ti so dire che grattava bene.
Definiz: § VI. Neutr. pass. grattarsiFregarsi, Stropicciarsi, con le unghie, propriamente per togliersi o attutire il pizzicore. –
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 4, 306: Ma quando (diss'egli) veggio la chioma sì curiosamente composta, e grattarsi con un dito, per contrario non mi par verisimile che, ec.
Esempio: Leopard. G. Cap. piac. 14: Dico che chi tal volta non si gratta, Si può dir quasimente una tarsia. Sia pure una persona disadatta, Com'egli è tocco da sì dolce sprone, Fa cento scorci, oh, come ben s'adatta! Era la Dea della consolazione Appresso a' Greci una gentil donzella Che si grattava senza discrezione.
Esempio: Gozz. Op. scelt. 3, 270: Lo scoprirsi il capo, e il grattarsi, con sopportazione, di dietro, sono segnali di cerimonia.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 2: O sol le mette fuor (le mani) quando si gratta.
Definiz: § VII. Figuratam., vale Non far nulla, Oziare, quasi nient'altro s'abbia da far di meglio che grattarsi. –
Esempio: Bern. Orl. 69, 19: Che per grattarsi il dolce non si acquista.
Definiz: § VIII. Pur figuratam., per Far segno di dispiacere, di rincrescimento, di turbamento, e propriamente grattandosi.
Esempio: Pucc. A. Centil. 9, 24: Ma pur veggendo questi a poco stallo I Pisani a consiglio, ognun si gratta.
Definiz: § IX. A gratta 'l culo; modo basso che si usò a significare In ozio. –
Esempio: Pataff. 1: A bacchio, a micca, a gratta 'l cul Giannino.
Definiz: § X. Grattare alcuno, e altresì Grattare gli orecchi ad alcuno, vale figuratam. Adularlo, Piaggiarlo, ed anche Fargli cosa che ne appaghi l'amor proprio. –
Esempio: Passav. Specchi Penit. 226: Ma cercherà la gente maestri e predicatori secondo gli appetiti loro, e che grattin loro il pizzicore degli orecchi, cioè che dicano loro cose, che desiderano d'udire, a diletto, non ad utilità.
Esempio: Car. Lett. ined. 1, 247: E di qui potete cavar materia di celebrare un'altra volta la mia diligenza, come avete fatto ne la lettera a messer Curzio; che mandandosi attorno, come è stato necessario di fare, potete pensare se m'avete grattato.
Esempio: Dav. Scism. 349: Io solo fui, e non me ne pento, e sarei di bel nuovo; rispos'egli, per grattare gli orecchi al re.
Esempio: Galil. Op. astronom. 1, 309: Si vuole insinuare nella vostra grazia col grattarvi le orecchie, e col gonfiar la vostra ambizione.
Definiz: § XI. Grattare alcuno nelle calcagna quando il capo prude. –
V. Calcagno, § XVIII.
Definiz: § XII. Grattare il corpo o la pancia alla cicala. –
V. Cicala, § IV.
Definiz: § XIII. Grattare il corpo o la pancia a qualcuno, dicesi in maniera scherzevole, per Invitarlo a cantare, a far versi, e simili; tolta la figura dalla cicala, che grattandole il corpo canta. –
Esempio: Lipp. Malm. 1, 2: Acciocch'io possa correr questa lancia, Dammi la voce e grattami la pancia.
Esempio: Not. Malm. 1, 8: Grattami la pancia. Col grattare il corpo alla cicala, si fa che ella canti: ed il poeta prega la cicala a grattare il corpo a lui, acciocchè egli canti.
Definiz: § XIV. E in senso particolare, Grattare il corpo o la pancia a uno, vale Provocare a parlare, o a manifestar checchessia, qualcuno che a ciò sia ritroso; Incitarlo a dire tutto quello che sa. –
Esempio: Panciat. Scritt. var. 262: Dell'altre cose me ne rimetto a monsieur Bovillaud, che non porta barbazzale, e canta subito che se gli gratta il corpo.
Esempio: Not. Malm. 1, 8: Quando altri sa qualcosa ed è duro a manifestarla, si dice: Grattagli la pancia, che egli canterà, cioè interrogalo ed esaminalo bene, che egli dirà tutto quello che tu vuoi; sicchè il senso di questo detto grattare il corpo a uno è incitarlo a discorrere.
Definiz: § XV. Grattare i piedi alle pitture o dipinture, vale Fare il baciapile, il collo torto, e simili. –
Esempio: Bocc. Lett. 13: E oltre a ciò vi veggiamo.... assai, i quali, quale con continenza gravissima, quale con non dire mai parola, e chi coll'andar grattando i piedi alle dipinture,... essendo buoni uomini reputati dagli ignoranti, al timone di sì gran legno, in tanta tempesta faticante, son posti.
Definiz: § XVI. Grattar rogna, o la rogna, vale figuratam., e in modo volgare, Far cosa vana, o rischiosa, o molesta, o dalla quale provenga danno comecchessia; e Aver rogna da grattare, vale Aver a mano qualche affare spiacevole, rischioso e simile. –
Esempio: Bocc. Rim. 5: E quantunque a grattar della mia rogna Io abbia assai nel mio misero stato, Pur ho talvolta, ec.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 266: Poichè [il mio avversario] vuole da grattare, io gli darò della rogna.
Esempio: Vai Rim. 6: Ah! che non son le genti oggi sì matte, Che voglin qui fra noi Mettersi a grattar rogna o pelar gatte, E guastar per quei d'altri i fatti suoi.
Definiz: § XVII. Grattare la rogna, o la tigna, ad alcuno, vale Batterlo, Percuoterlo, Fargli danno o male comecchessia. –
Esempio: Dant. Inf. 22: I' direi anche; ma i' temo ch'ello Non s'apparecchi a grattarmi la tigna.
Esempio: But. Comm. Dant. 1, 577: Temo ch'ello Non s'apparecchi a grattarmi la tigna...; Io ò paura ch'elli s'apparecchi ad aggiugnere male a male; cioè aggiugnere male alli altri mali ch'io ò ricevuti, come fa colui che gratta la tigna, che la fa crescere.
Esempio: Bern. Orl. 3, 23: Venga chi vuol ch'io gli gratti la rogna. Bracciol. Schern. 19, 20: Però, general mio, tanto che passi Questo mal punto differir bisogna, Chè gli Dei fieri come satanassi, Se tu nol fai, ti gratteran la rogna.
Esempio: Lipp. Malm. 11, 11: Lasciavi il gigante nel suo loco, Che dovendo a Baldon grattar la tigna, Sull'uscio del salon già pervenuto, Alzò il battaglio, e questo fu il saluto.
Esempio: Not. Malm. 2, 791: Grattar la tigna, s'intende percuotere.
Definiz: § XVIII. Grattarsi il capo, la gnucca, la pera, la collottola, il messere, e simili, vale Dimostrare, grattandosi tali parti, dispiacere, inquietudine, dispetto, pentimento, grave preoccupazione d'animo, e simili, per qualsivoglia motivo, e più specialmente per danno tiratoci addosso per colpa nostra: e figuratam., Avere, Provare, dispiacere, inquietudine, pentimento, e simili. –
Esempio: Bin. Lett. 275: Ma vorrei prima osservar le leggi, che intendo che avete fatte, cioè vedere se Vostra Maestà, o qualcun'altro de' suoi, comincia a sbavigliare, o grattarsi il capo, cioè ad avermi a noia.
Esempio: Lipp. Malm. 5, 52: Rabbiosa il capo verso il ciel tentenna, Quasi col piede il pavimento sfonda: Or si gratta le chiappe, or la cotenna, Or dice al messaggiero che risponda.
Esempio: E Lipp. Malm. 6, 22: Andar non vi vorrebbe, e si ritira, Grattandosi belando la collottola.
Esempio: Not. Malm. 2, 461: Grattarsi la collottola è Grattarsi il capo nella parte di dietro, da' Latini detta cervix. E questo è un atto, solito farsi per lo più dalle donne e da' fanciulli, quando ànno qualche disgrazia o gran disgusto.
Esempio: E Not. Malm. 2, 464: Per beffar uno, che dandosi a credere d'aver fatto qualche guadagno a spese e dispetto nostro, e non l'ha fatto, diciamo: Tu ti gratterai il forame.
Esempio: Red. Poes. 239: Sotto l'ombra d'una zucca Stava un giorno Bertoldino, E grattandosi la gnucca Borbottava a capo chino.
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 3, 387: Mal per noi s'aveste in zucca, Belle femmine, giudizio, Chè grattandoci la gnucca Anderemmo in precipizio.
Esempio: Ner. I. Pres. Samm. 6, 22: Noir sa che dir, non sa che fare ancora Tra successi sì mesti ed infelici, E alfin di sua fortuna empia e maligna Così si duol, grattandosi la tigna.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 451: Resterem di giocare: e chi ha perduto, Voi m'intendete, eccetera; cioè non abbia nulla; si gratti, come bassamente si dice, il sedere, il tafanario.
Esempio: Fag. Comm. 2, 51: Sapete voi.... com'ella va? che i quattrini si prestano, e i lavori nè le fosse non si fanno mai: e chi ha dato i quattrini, si gratti il messere.
Esempio: Giust. Vers. 7: Il Chiappini si dispera, E grattandosi la pera Pensa a Carlo Decimo.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 73: Morditi l'ugne e grattati la testa, Per trovar metri dagli altrui diversi.
Definiz: § XIX. Onde Grattarsi il capo di checchessia, vale Pentirsene. –
Esempio: Med. L. Canz. ball. 20 t.: Chi ha buono e non inviti, Se ne gratta el capo poi.
Definiz: § XX. Grattarsi il corpo o la pancia, vale figuratam. Stare in ozio, Vivere senza far nulla, e talvolta anche Gongolare. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 38, 50: Poi nel bisogno si gratta la pancia, Ne l'ozio immerso abbominoso e tetro.
Esempio: E Comm. 2, 134: Bisogna che simile–mente suo padre sia stato e suo avolo A grattarsi la pancia.
Esempio: Varch. Sen. Benef. 93: Attendere a ingrassare, col mangiare e col bere, i vostri corpi, i quali sono pallidi non per altro, che per non fare esercizio mai, standovi sempre in continovo ozio a grattarvi (come si dice volgarmente) la pancia.
Esempio: Cellin. Vit. 121: L'ufizio del Piombo rende più di ottocento scudi, di modo che se io te lo dessi, tu ti attenderesti a grattare il corpo, e quella bell'arte che tu hai alle mane si perderebbe.
Esempio: E Cellin. Vit. 122: Vostra Santità farà bene, non l'avendo voluto dare a me, a darlo a qualche virtuoso che lo meriti, e non a qualche ignorantone che s'attenda a grattare il corpo, come disse Vostra Santità.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 4, 36: Sol Ganellone si gratta la pancia, Che gode di veder Carlo in periglio.
Esempio: E Forteguerr. Ricciard. 27, 78: La Malizia e l'Ignoranza Stanno nel lardo e si grattan la panza.
Definiz: § XXI. Lasciar grattare dov'è la rogna, vale Lasciare dolere chi ha cagione di dolersi, di risentirsi, e simili. –
Esempio: Dant. Parad. 17: E lascia pur grattar, dov'è la rogna.
Esempio: But. Comm. Dant. 3, 508: E lassa pur grattar, dov'è la rogna; cioè lascia pur dolere chi s'à a dolere.