Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 4° Ed. .
USCIRE, e ESCIRE
Apri Voce completa

pag.340


Vedi le altre Edizioni del Vocabolario
Dizion. 1 ° Ed.
Dizion. 2 ° Ed.
Dizion. 3 ° Ed.
Dizion. 4 ° Ed.
USCIRE, e ESCIRE.
Definiz: Andare, o Venire fuora; Contrario d'Entrare. Lat. exire, egredi. Gr. ἐκβαίνειν.
Esempio: Bocc. introd. 5. A chiunque usciva il sangue del naso, era manifesto segno d'inevitabile morte.
Esempio: E Bocc. nov. 17. 40. Con lei verso una porta, che verso il mare usciva, solo se n'andò (cioè: aveva l'uscita)
Esempio: E Bocc. nov. 65. 6. Infino a tanto, che il fistolo uscisse d'addosso al suo marito.
Esempio: E Bocc. nov. 79. 42. Sì sforzò di rilevarsi, e di volersi aiutar, per uscirne.
Esempio: E Bocc. nov. 85. 22. Premendoti tutto, non n'uscirebbe tanto sugo, che bastasse ad una salsa.
Esempio: E Bocc. nov. 89. 7. Avvenne, che uscendo d'Antioccia con un altro giovane, chiamato Iosefo ec. cavalcò alquanto spazio.
Esempio: E Bocc. nov. 92. 8. Messere, poichè voi ben vi sentite, tempo è d'uscire d'infermería.
Esempio: Dant. Inf. 8. Ed io: Maestro, già le sue meschite Là entro certo nella valle cerno Vermiglie, come se di fuoco uscite Fossero.
Esempio: E Dan. Purg. 24. Qual esce alcuna volta di galoppo Lo cavalier di schiera, che cavalchi.
Esempio: E Dan. Par. 4. Non n'usciresti, pría saresti lasso.
Esempio: Petr. son. 213. Uscita è pur del bello albergo fuora.
Esempio: Franc. Barb. 205. 17. Che meglio éne Alquanto bene, Che escir di dirittura.
Esempio: Rim. ant. Not. Iac. da Lent. 110. Ben vorría, che avvenisse, Che lo meo core escisse, Come inacarnato tutto.
Esempio: Boez. G. S. 12. E confessando con rossore la vergogna fuor della porta uscì.
Esempio: Boez. Varch. 1. pros. 1. Confessata per la rossezza del viso la sua vergogna s'uscì di camera tutto dolente.
Definiz: §. I. Uscire, per similit.
Esempio: Bocc. nov. 76. 6. Calandrino, essendogli il vino uscito del capo, si levò la mattina (cioè: avendolo smaltito)
Definiz: §. II. Uscire, o Uscir fuori, si dice de' Libri subito che sono stampati, e che si pubblicano. Lat. in lucem prodire. Gr. προσελσθεῖν προσελθεῖν εἰς τὸ δημόσιον.
Esempio: Cas. lett. 58. Protestandomi perciò sempre, che io non voleva, che ella uscisse sotto mio nome, ma sotto nome dello stampatore.
Definiz: §. III. Uscire, per Aprire l'interno, Dire i suoi sentimenti.
Esempio: Cron. Morell. 276. Guardati di non biasimare, nè dir male di loro imprese, e faccende, eziandío che elle sieno cattive, statti cheto, e non uscire, se non a commendarli.
Definiz: §. IV. Uscire, per Riuscire, Terminare. Lat. evadere. Gr. ἐκβαίνειν.
Esempio: Bern. Orl. 1. 5. 27. Malagigi ad udirla stava attento, E pensa pur dove ella voglia uscire.
Definiz: §. V. Uscire d'alcuna cosa, vale Ispedirsene.
Esempio: Fir. Trin. 2. 2. Oh su dunque, la mia Purella, dí' su, alto, bene, escine.
Definiz: §. VI. Uscire a bene, od a onore d'alcuna cosa, vale Terminarla, o Effettuarla bene, e felicemente, e senza impedimenti, pericoli, o disturbi.
Esempio: Cant. Carn. 109. Ma il ciel benigno ci ha tal don concesso, Ch'a ben d'ogni periglio usciti siamo.
Esempio: Salvin. disc. 1. 423. L'uscirne ad onore, e con felicità è poco meno, che impossibile.
Definiz: §. VII. Uscire al mondo, vale Nascere. Lat. oriri, nasci. Gr. φύεσθαι.
Esempio: Ar. Fur. 36. 59. In un medesimo utero d'un seme Foste concetti, e usciste al mondo insieme.
Definiz: §. VIII. Uscir di passo, vale Camminare. Lat. gradum celerare.
Esempio: Gell. Sport. 1. 1. E che sì, ch'io ti giro una mazzata in sulla testa ec. e farotti uscir di passo.
Esempio: Fir. As. 212. Benchè quelle bastonate per altro non mi avessero fatto uscir di passo ec. nondimeno io mi accomodava al correr volentieri.
Definiz: §. IX. Uscir di passo, figuratam. vale Operare con maggior diligenza, o efficacia del solito.
Esempio: Cecch. Corr. 2. 2. Ma e' la farà bene uscir di passo.
Esempio: E Cecch. Corr. 3. 7. Sì sì e' bisogna farla uscir di passo.
Definiz: §. X. Uscir del proposto, vale Dipartirsi da quello, che altri ha convenuto, o prefisso. Lat. a proposito aberrare. Gr. ἀποπλανᾶσθαι τοῦ σκοποῦ.
Esempio: Bocc. nov. 32. 3. A dire una novella, senza uscir del proposto, da ridere si dispose.
Definiz: §. XI. Uscir del cammino, vale Non seguitar l'ordine. Lat. ordinem deserere. Gr. λείπειν τὴν τάξιν.
Esempio: Bocc. g. 3. f. 5. Filostrato per non uscir del cammin tenuto da quelle ec. comandò, che la Lauretta una danza prendesse.
Definiz: §. XII. Uscir del proposito, vale lo stesso.
Definiz: §. XIII. Uscir del seminato, o fuor del seminato, modo basso, che vale Uscir di proposito; e talora anche Impazzare. Lat. delirare. Gr. παραφρονεῖν.
Esempio: But. Inf. 11. Tanto delira, cioè esce dal solco, cioè si svia, onde proverbialmente delirare, uscir del seminato.
Esempio: Morg. 15. 30. Non n'avrebbe però voluti tre, Ch'uscito sare' fuor del seminato.
Esempio: Buon. Fier. 4. 4. 2. Tu dai nel fanatico, E mi rassembri uscito Del seminato.
Esempio: Malm. 1. 28. Non così tosto al campo si conduce ec. Ch'ell'esce affatto fuor del seminato.
Definiz: §. XIV. Uscir di strada, o dalla strada, figuratam. vale Uscir del proposito. Lat. aberrare. Gr. ἀποπλανᾶσθαι.
Esempio: Boez. Varch. 3. rim. 11. Chiunque vuol profondamente il vero Cercar, nè fuor di strada uscir giammai ec.
Esempio: Fir. rim. 129. E perch'io ero uscito della strada, Sarà ben ch'io vi torni.
Definiz: §. XV. Uscir di tuono, vale Stuonare.
Definiz: §. XVI. Figuratam. vale Perdere il filo del ragionamento, Non rispondere a proposito. Lat. a proposito aberrare. Gr. ἀποπλανᾶσθαι τοῦ σκοποῦ.
Esempio: Malm. 6. 38. Che in quel colloquio fe sì gran frastuono, Che finalmente ognuno escì di tuono.
Definiz: §. XVII. Uscir di tema, vale lo stesso.
Esempio: Malm. 2. 47. Che quei, ch'esce di tema nel rispondere, Convien, che il pegno subito depositi.
Definiz: §. XVIII. Uscir fuor del secolo, vale Maravigliarsi grandemente, Trasecolare. Lat. supra modum mirari. Gr. ὑπερθαυμάζειν.
Esempio: Ambr. Cof. 3. 6. Orbè, che chiacchiera È stata questa; puoss'egli ora intenderla, Ch'io per me son quasi uscito del secolo?
Definiz: §. XIX. Uscir di se, o Uscire fuori di se, vale Stupidire, o Perdere il senno. Lat. obstupescere, stupore corripi.
Esempio: Bocc. nov. 40. 17. Quivi vedendosi, quasi di se per maraviglia fosse uscito, nè da qual parte fuggir si dovesse, o potesse, vedea.
Esempio: Capr. Bott. 1. 3. E ti pare un bel giuoco sentirsi favellare a questo modo una voce nel capo; che mi ha fatto uscir mezzo fuori di me.
Esempio: Ciriff. Calv. 4. 109. Dicendo, o Sinefido, se' tu ora Di te uscito? e tutto lo rincora.
Definiz: §. XX. E Uscir di se, vale talora Esser rapito fuori de' sensi, Andare in estasi.
Esempio: Pass. 37. Un dì di subito, uscendo di se, fu rapito innanzi al giudicio d'Iddio.
Definiz: §. XXI. Uscir di senno, o del cervello, vagliono Impazzare. Lat. insanire. Gr. ἐπιμαίνεσθαι.
Esempio: Nov. ant. 99. 10. E così uscirete voi di senno, e farete vergogna a tutta cavallería.
Esempio: Amet. 26. Ameto riguardandole in se, multiplicando l'ammirazioni, quasi di senno esce.
Esempio: Gal. cap. tog. 3. 182. Io sto a veder, se il mondo è spiritato, S'egli è uscito del cervello affatto.
Definiz: §. XXII. Uscir de' gangheri, Contrario di Stare in gangheri, vale Uscir di cervello. Lat. externari, delirare, animo abalienari, mente percelli. Gr. παραφρονεῖν.
Esempio: Cecch. Mogl. 4. 2. Ora i' non so, che domin di malanno, E di mala ventura è stata questa, Che l'ha fatto così uscir de' gangheri.
Esempio: Salv. Granch. 5. 3. Io credo, Duti, che tu mi farai A ogni modo uscir de' gangheri.
Esempio: Red. Ditir. 12. Solamente nel vedere Mi farieno uscir de' gangheri.
Definiz: §. XXIII. Uscir del manico.
v. MANICO §. II.
Definiz: §. XXIV. Uscire a riva, o alla riva, vale Condursi alla riva, Terminar la navigazione.
Esempio: Dant. Inf. 1. Uscito fuor del pelago alla riva, Si volge all'acqua perigliosa, e guata.
Esempio: Boez. Varch. 2. pros. 4. Stando elleno ferme, comunche vadano l'altre cose, usciremo notando a riva.
Definiz: §. XXV. Uscir di bando, vale Esser liberato dal bando.
Esempio: Dant. Purg. 21. Più, ch'io non deggio al mio uscir di bando.
Esempio: Ar. Fur. 32. 10. A chi aspetta di carcere, o di bando Uscir, non par, ch'il tempo più soggiorni.
Definiz: §. XXVI. Uscir del laccio, o del pericolo, vale Liberarsi, Strigarsi, Svilupparsi. Lat. se extricare. Gr. ἀπαλλάττειν.
Esempio: Bocc. nov. 3. 8. Il Saladino conobbe, costui ottimamente esser saputo uscir del laccio.
Esempio: E Bocc. nov. 11. 15. Di così gran pericolo usciti, sani, e salvi se ne tornarono a casa loro.
Definiz: §. XXVII. Uscir di pena, vale Dar fine alla pena. Lat. poenâ se liberare. Gr. μωρίας ἀπαλλάττειν.
Esempio: Bocc. nov. 77. 43. Fiaccandoti tu il collo, uscirai della pena, nella quale esser ti pare.
Definiz: §. XXVIII. Uscire dell'animo, vale Non vi pensar più.
Esempio: Bocc. nov. 38. 5. Dilungandosi da veder costei, ella gli uscirà dell'animo.
Definiz: §. XXIX. Uscir di mente, vale Dimenticarsi, Scordarsi. Lat. oblivisci. Gr. ἐπιλανθάνεσθαι.
Esempio: Bocc. nov. 100. 21. Uscito di mente non m'è, che ignuda m'aveste.
Esempio: Ninf. Fies. 161. Già padre, e madre, e tutte altre faccende Gli uscian di mente.
Esempio: Amet. 100. Ma tutto questo m'usciva di mente.
Esempio: Bemb. Asol. 2. 121. Non vi sento di così labile memoria, che vi debba esser di mente uscito.
Esempio: Boez. Varch. 1. pros. 2. Egli è alquanto a se medesimo uscito di mente.
Definiz: §. XXX. Uscir di bocca, vale Venire, o Scappar detto inconsideratamente. Lat. verba excidere. Gr. φυγεῖν ἕρκος ὀδόντων, Omer.
Definiz: §. XXXI. Uscir degli occhi alcuna cosa, vale Aver gran dispiacere d'aver perduta alcuna cosa, o di doversene privare.
Esempio: Malm. 7. 14. A Meo, che piuttosto a carnovale, Che per l'opre lo serba, esce degli occhi.
Definiz: §. XXXII. Uscir di mano, vale Scappare, Scampare.
Esempio: Bern. rim. 1. 105. Convien, ch'io mi distempre A dir, ch'uscissi di amn de' famigli.
Definiz: §. XXIII. Uscire del corpo, vale Cacare. Lat. cacare, ventrem exonerare. Gr. χέζειν.
Esempio: Annot. Vang. Faravi dentro i luoghi da mangiare, e i luoghi da uscir del corpo.
Esempio: Franc. Sacch. nov. 144. Per ritenere di non uscire del corpo, se non uno granello di panico, la cosa si ruppe.
Definiz: §. XXXIV. Uscire il ruzzo, vale Non aver più la voglia di ruzzare; e figuratam. Perder la voglia, Lasciare il gusto; che anche diciamo Uscire il ruzzo del capo, o della testa, o simili. Lat. seria cogitare, ad seria divertire. Gr. σεμνοποιεῖσθαι.
Esempio: Tac. Dav. stor. 1. 262. Nè in quei gran pensieri gli uscì del capo il ruzzo degli amori.
Esempio: Lasc. rim. Fra me stabilito Ho di far vita civile, e modesta, Che m'è uscito il ruzzo della testa.
Esempio: Car. lett. 2. 233. Per conto delle donne omai vi dovería essere uscito il ruzzo del capo.
Esempio: Cecch. Mogl. 4. 2. Che forse forse e' le uscirebbe il ruzzo Degli orecchi, e la rabbia del gridare.
Definiz: §. XXXV. Uscir l'ira, vale Pacificarsi. Lat. cessare ab ira. Gr. γίνεσθαι ἀπὸ θυμοῦ.
Esempio: Bocc. nov. 47. 12. Al quale, per avere a morte condotto Pietro, non era l'ira uscita.
Definiz: §. XXXVI. Uscire odore, vale Olire. Lat. odorem spirare, olere. Gr. ἀπόζειν.
Esempio: Dant. Purg. 23. Di bere, e di mangiar n'accende cura L'odor, ch'esce del pomo, e dello sprazzo.
Esempio: Vit. S. Gir. 56. D'esso corpo uscía tanto odore, che ivi parea, che fossono tutte l'odorifere spezie del mondo.
Definiz: §. XXXVII. Fare uscire uno, vale Stimolarlo tanto colle parole, ch'e' s'induca, ancorchè contra sua voglia, a fare, e dire quel, che tu desideri. Lat. aliquem ad aliquid praeter suum morem aut naturam faciendum, aut dicendum adigere.
Esempio: Varch. Ercol. 83. Fare uscire uno è, ancorach'ei s'avesse presupposto di non favellare, frugarlo, e punzecchiarlo tanto colle parole, e dargli tanto di quà, e di là, ch'egli favelli, o ch'egli paghi alcuna cosa.