Lessicografia della Crusca in rete

1) Dizion. 5° Ed. .
EBRIETÀ, EBRIETADE e EBRIETATE, ed anche EBBRIETÀ, EBBRIETADE e EBBRIETATE.
Apri Voce completa

pag.8


Vedi le altre Edizioni del Vocabolario
Dizion. 1 ° Ed.
Dizion. 2 ° Ed.
EBRIETÀ, EBRIETADE e EBRIETATE, ed anche EBBRIETÀ, EBBRIETADE e EBBRIETATE.
Definiz: Sost. femm. L'essere ebrio o ebbro; Stato, Condizione, di persona ebbra: comunemente Ubriachezza.
Dal lat. ebrietas. ‒
Esempio: Libr. Cur. Febbr.: L'ebrietade è curata in questo modo: che primieramente sia provocato il vomito, e sia fatto dormire.
Esempio: Vill. M. 411: La mattina vegnente il signore mandò per certi cittadini, i quali, come usciti d'ebrietà e assicurati, v'andarono.
Esempio: S. Antonin. Lett. 34: E questo figurò la ebrietà di Noè dal vino della sua vigna.
Esempio: Gell. Circ. 144: Insino che non son posati que' fumi del vino,... non conoscono l'ebrietà loro.
Esempio: E Gell. Circ. appr.: Non è altro l'ebrietà che una spezie di pazzia.
Esempio: Riccat. I. Op. 4, 151: Ne' sogni, nelle ebrietà, nelle frenesie si fa uso di tutti i sensi, quantunque ci sieno gli obbietti che li mettano in movimento.
Definiz: § I. E per Il vizio dell'ubriachezza. ‒
Esempio: Giamb. Tratt. mor. 173: L'ebrietà è lusinghiere demonio, dolce veleno, soave peccato.
Esempio: E Giamb. Lat. Tes. 137 t.: Salamone dice, che dove regna ebrietà non v'è occulto nulla.
Esempio: Cell. G. Maestruzz. volg. 2, 12, 2: Ed èe in questo modo l'ebrietà peccato mortale.
Esempio: Benc. Pimandr. Mercur. 13: O popoli, o uomini terreni, che vi siete in tutto dati alla ebrietà ed al sonno ed alla ignoranzia, vivete sobriamente.
Esempio: Castigl. Corteg. 209: Qual cosa dir si può più aliena dalla continenza d'un vecchio, che la ebrietà?
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 19: Con la magnanimità e fierezza eran miste molte imperfezioni, soverchia morbidezza nel vivere, l'ebrietà, gli amori, le insolenze, le vesti effemminate.
Definiz: § II. E figuratam. per Grande commozione e quasi alienazione dell'animo cagionata da forte piacere. ‒
Esempio: Panzier. Tratt. 27: Quarto, una eccellentissima ebrietade d'amore in contemplare.