Lessicografia della Crusca in rete

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L,
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L,
Definiz: lettera undecima dell'alfabeto, e una delle consonanti che i Grammatici dicono liquide. Chiamasi Elle, ed è più spesso di gen. femm. Ammette dopo di sè, nel mezzo delle parole e in diversa sillaba, tutte le consonanti, dalla R in fuori; come Alba, Falcone, Falda, Zolfo, Volgo, Salma, Salnitro, Alpe, Alquanto, Polso, Salto, Selva, Calza. Avanti di sè, nel mezzo delle parole, riceve il B, C, F, G, P, R, T; come Obbligo, Concludere, Conflitto, Ciglio, Contemplo, Atleta. Il che sempre fa nella stessa sillaba, salvochè colla R, colla quale si accoppia in sillaba diversa, come Orlato, Parlamento, e simili; ma di rado si trova nella nostri lingua dopo il B, C, F, T, come suono molto fuggito per la sua durezza. Dopo il G poco è in uso, se però non seguita l'I, come Giglio, Scoglio, il quale le fa fare suono più schiacciato e sotile. Di rado si trova dopo la S, sia in principio di parola, come Slegare, Slungare, sia nelle voci composte coi prefissi DIS o MIS, come Disleale, Dislegare, Misleale. Accoppiata col T avanti, non è suono di nostra lingua, ma solo s'usa per le voci d'origine greca, come Atlante, Atleta. Con tutte queste lettere avanti perde alquanto di suono, salvochè colla R e colla S, le quali glielo lasciano mantenere intero. Nel mezzo della parola si può raddoppiare, come in Anello, Coltello. Per affinità di suono si cambia alcuna volta colla R, p. es. Peregrino, Pellegrino, ec. Più spesso avviene questo scambio nel parlar popolare e in alcuni dialetti toscani. –
Esempio: Bemb. Pros. 68: Molle e dilicata e piacevolissima è la L, e di tutte le sue compagne lettere dolcissima.
Esempio: Cavalcant. B. Retor. 263: Quelle [parole] ne le quali è lo S, lo L,... pare che.... abbiano più tosto del rimesso che altro.
Esempio: E Cavalcant. B. Retor. appr.: Dell'altre lettere il G, il C lo L.... fanno dolcezza.
Esempio: Salv. Avvert. 1, 273: La fiorentina lingua, quando la L scempia segue appresso a vocale ed in consonante viene a percuotere, sì dolce la profferisce, che a sentirla par quasi un i raccolto. Pare un i, dico, a coloro a cui l'idioma è straniero. E perciocchè par vero, e non è, di qui avviene che contraffar non ci possono: chè se potesson contraffarci, non sempre ce n'avvedremmo, quando per gabbo di farlo studiano alcuna volta, e dicono: aitre voite: aimo sole: tra l'Eiba e i Giglio: appiè dell'olmo: un uom de i vulgo: ed altre cotali giullerie.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 511: Nel profferire la l, più su s'alza la lingua, e tocca il palato, e ripiegasi, e poi scende; laonde la minuta plebe fiorentina, per iscansare questa fatica, dice aitro, in vece d'altro: e nel dialetto franzese autre, nello spagnuolo autro, per più comodità venne a dirsi: e vegghiare e stregghiare e mugghiare dissero i nostri antichi per fuggire la faticosa l. Così grolia, la plebe, e Papa Chimenti per Clemente già disse; risparmiandosi così dalla lingua la prima lettera del suo nome.
Esempio: Mann. Ist. Decam. 186: Il Sansovino.... dice che in Bologna della R ne fanno L.
Esempio: E Mann. Ist. Decam. appr.: La L e la R spesse fiate da' Toscani si scambiano.
Definiz: § I. E per il Segno o Carattere, che rappresenta la lettera L. –
Esempio: Dant. Parad. 18: Sì dentro a' lumi sante creature Volitando cantavano e faciensi Or D, or I, or L in sue figure.
Definiz: § II. L. Numero de' Romani, che significa Cinquanta. –
Esempio: Borgh. V. Disc. 2, 181: Cosa che in nessun de gli altri (segni) riscontra: non nell'I all'uno,... non nella L al cinquanta.